I padri della cultura medievale europea
Fotografia di un mondo sommerso

Nella vita scolastica di ognuno troviamo in Occidente il riferimento ai Longobardi. Poco ci è stato descritto della reale portata di tali vicende. Sappiamo dei Longobardi che erano la dinastia barbarica che sostituì i gangli vitali dell’ex mondo romano in Italia e anche fuori d’Italia. I Franchi, altra importantissima dinastia barbarica, vinsero i Longobardi ma mai si sostituirono a essi in Italia, lasciandoli governare liberamente i territori di loro pertinenza. Sappiamo che i nipotini di Liutprando, importante Re Longobardo, regnarono in Pavia, allora capitale d’Italia, mentre al Centro e al Sud della Penisola c’erano due importantissimi Ducati Longobardi che sostenevano il complessivo Regno Nazionale, vale a dire il Ducato di Tuscia, con capitale Lucca e il Ducato di Benevento. Il riferimento al Ducato di Tuscia e alle sue vicende mi è particolarmente familiare, così proverò a tratteggiare un mondo sommerso grazie al ritrovamento di documentazione in loco che con tutta probabilità, per la portata europea dei fatti narrati e le implicazioni politiche relative, è stata sottaciuta dagli storici.

A Lucca regnavano varie importanti dinastie longobarde in quel periodo. La più importante era la dinastia Soffredinga o Sigifreda. Questo nome le derivava dal fatto che il nome prevalente degli appartenenti alla dinastia era Sigfridus. La potente dinastia aveva territori di sua pertinenza su tutta la costa toscana fino all’Alto Lazio. Roselle, la celebre cittadina grossetana con scavi archeologici romani, le appartenne loro. Ma anche territori di pertinenza in Corsica e Sardegna. Pisa era una loro proprietà, così come l’attuale Livorno, che all’epoca naturalmente non esisteva. Questo potere in apparenza cessò con la fine del Ducato di Tuscia, l’arrivo dei Franchi e soprattutto con l’istituzione medievale dei Comuni. In realtà le cose andarono in modo diverso.

Uno storico celebre, Monsignor Giandomenico Pacchi,[1] fedele collaboratore di un altro altrettanto celebre storico, ossia Antonio Muratori,[2] nelle sue Dissertazioni scrisse che i Sigifredi erano i Fanti cugini di Matilda. Il riferimento è a Matilde di Canossa. Magna Comitissa di Toscana, Grancontessa fu Matilde di Canossa. La potente erede della Casata Canossiana aveva origini lucchesi. La dinastia dei Canossa fu fondata da Sigifredo Atto, Conte Lucchese fuggito da Lucca non sappiamo ufficialmente per quale motivo, e recatosi in territorio emiliano. Che Monsignor Giandomenico Pacchi e Antonio Muratori dicano la verità riuscirò qui a provarlo, nonostante gli storici abbiano preso poco in considerazione queste affermazioni.

Su Matilde si è scritto tutto e il contrario di tutto. Nacque a Mantova dal Marchese Bonifacio e da Beatrice di Lorena. In realtà qualcuno insinua che sia nata alla Vivinaia, vicino a Lucca, zona Montecarlo, dove suo padre aveva un importante maniero nel quale accoglieva i più prestigiosi uomini d’arme e politici del tempo. E la presenza del maniero così suggestivo e importante è confermata dagli storici. Matilda in Lucca tenne anche un’altra importantissima dimora con sua madre Beatrice per la verità, dato che il padre Bonifacio la lasciò presto orfana. Si trattava della Villa della Marchesa, sita dentro le attuali mura cittadine lucchesi, in Piazzale Verdi, dove oltre alla villa Matilde aveva un importantissimo parco, sede adesso di una grande piazza alberata. La cinta muraria dell’epoca era quella più piccola, medievale, non l’attuale, dentro la quale il luogo è adesso ubicato.

La madre Beatrice di Lorena proiettò Matilde in Europa perché i Lorena erano imparentati con gli Imperatori Tedeschi, le Fiandre stesse erano di loro pertinenza. Goffredo di Buglione, «boss» delle Fiandre, era cugino di Beatrice di Lorena e quindi di Matilde. E infatti quando indisse la Prima Crociata nel 1099, passò da Lucca, presente Matilde, in Via della Rosa alla chiesetta della Rosa, in Lucca, dove Matilde lo salutò ma non poté partire per la Crociata perché ormai cinquantenne.[3]

È un caso che le Fiandre furono a lungo luogo privilegiato di scambi commerciali tra Lucca e l’Europa?

Goffredo di Buglione aveva fondato un Ordine Cavalleresco tutt’ora esistente, i Cavalieri del Santo Sepolcro, che Papa Pio IX, dopo alterne vicende, ha ripristinato nel 1847 ed è presente in Vaticano.

I cavalierati furono un vanto per la casata matildica e per le casate dei suoi Fanti cugini.

Viene infatti attribuita ufficiosamente a Matilde anche la fondazione dei Cavalieri del Tau, i mitici cavalieri di Altopascio, località non distante da Lucca. Questo Ordine è avvolto nella leggenda eppure è rimasto in vita davvero a lungo, addirittura fino al Cinquecento. Appartenne quasi ininterrottamente alla famiglia Capponi di Firenze, i cui membri spesso ne furono Gran Maestri. Nel Cinquecento la famiglia Medici nella persona di Cosimo, volle decretare la fine dell’Ordine, non senza difficoltà per l’opposizione dei Capponi medesimi.

I 12 Cavalieri Lucchesi di cui si ammanta la leggenda, fondatori dell’Ordine del Tau, erano i Fanti cugini di Matilda? Probabile. Quello che sappiamo con certezza è che l’Ordine, diffuso «Urbi et Orbi», ebbe in Parigi una importantissima dimora, Saint Jacques du Haut Pas. Questa chiesa è cara ai Parigini quanto Notre Dame, anche se dai comuni mortali è meno conosciuta. Mantiene l’antico nome legato alla Magione di Altopascio, e contiene al suo interno le spoglie mortali del più importante collaboratore di Giansenio. Su questo punto avrò modo di chiarire i legami con la mia città e con i Fanti cugini di Matilda in un altro articolo, visto che Lucca fu coinvolta nel Cinquecento nelle vicende della Riforma in modo molto ampio e anche perché questa chiesa non è mai stata violata, unica in Francia e in Europa, neppure dai Rivoluzionari Francesi e da Napoleone Bonaparte.

Dopo la morte della Grancontessa la famigerata Donazione di Matilda, che ci fu, ma è più leggenda che sostanza, almeno questo vuole la storiografia, non riguardò Lucca e i territori di pertinenza dei Fanti cugini di Matilda. Che a lungo rimasero sul territorio e che gestirono le sorti della millenaria Repubblica Lucchese. Questo è quanto asserisce sempre Monsignor Giandomenico Pacchi riportando nelle Dissertazioni il nome dei Papi che mai reclamarono quei luoghi di loro pertinenza.

Perché? Azzardo una risposta. Questi Fanti erano particolarmente legati agli Ordini Cavallereschi e a uno in particolare, molto determinante e presente in Lucca, l’Ordine Templare. Avvolto nella leggenda, intendo qui descrivere solo i fatti.

In Lucca la Magione era adiacente alla sede dei Frati Domenicani. Gli Orti dei frati erano confinanti (coincidenti?) con quelli della Magione Templare. In Templari a Lucca[4] si asserisce che i Templari qui andarono d’amore e d’accordo con i Frati Domenicani. Strano ma vero. E anche con i non distanti Frati Francescani, mentre altrove questo non avveniva, senza altro precisare. Oltretutto i Templari Lucchesi, dopo lo scioglimento dell’Ordine, continuarono a fare quanto facevano precedentemente.

Ora ciò non stupisce in realtà più di tanto e ho provato a narrarlo in articoli apparsi in rete sul condottiero lucchese Castruccio Castracane degli Antelminelli.[5] Se i Templari, come è lecito supporre, erano i Fanti cugini di Matilda, da sempre nobili di spada, alcuni di loro avrebbero potuto confluire negli stessi Ordini Domenicano e Francescano, visto che in Lucca erano così radicati e molto decisivi. Quegli Orti così vicini avrebbero potuto essere non solo confinanti ma addirittura coincidenti. Sulle vicende del 1314 ho chiarito ampiamente il quadro con ipotesi affatto azzardate.[6]

Sicuramente quei Fanti, e qui concordo con lo storico Mencacci, continuarono a fare quanto avevano fatto fino a quel momento, ma sotto mentite spoglie.

Per gli storici i Fanti Sigifredi vissero fino agli inizi del Cinquecento, quando, come i fedeli Cavalieri del Tau, si estinsero come Casata. Ma alcuni documenti lasciano trapelare che rimasero in vita sotto altre sembianze.

Monsignor Giandomenico Pacchi e Antonio Muratori afferirono in Lucca all’Ordine dei Chierici Regolari, fondato a metà Cinquecento dal Santo Leonardi di Diecimo di Pescaglia, pertinenza adesso di Borgo a Mozzano, nella Media Valle del Serchio.

Diecimo era una importante pievania, a 10 miglia da Lucca, che era stata di pertinenza matildica. Qui è provato che Matilde trascorresse parte del suo tempo in terra lucchese. La ricercatrice dell’Università di Parma, Maria Pia Branchi, che si occupa di storia dell’arte, ha scritto un’importante documentazione su Lucca e la sua Valle nel secolo IX. Gli allora Cavalieri Lucchesi, ossia con tutta probabilità, visti i luoghi, proprio quei Fanti cugini di Matilda, magari pure il celebre avo Sigfridus che diede origine alla Casata dei Canossa, si recavano in Auvergne, in Francia, dove già nutriti erano i traffici commerciali con Lucca. Qui passava una variante della Via Francigena. E infatti la Via Francigena, passante per Camaiore e diretta a Parigi e a Londra, era costantemente percorsa da tali cavalieri. Gli Ordini Cavallereschi dunque furono solo una istituzionalizzazione di un sistema cavalleresco presente sul territorio in maniera massiccia ancor prima della fondazione di detti Ordini. E soprattutto i rimandi di queste Casate all’Europa erano di antichissimo retaggio.

Insomma, anglofili e francofoni per antonomasia.

Il loro porto di Motrone, presso l’attuale Marina di Pietrasanta, che adesso non esiste più, era attivo e li collegava con il resto del continente europeo ma anche col Medio Oriente. Perché detti cavalieri furono sempre soprattutto grandi marinai. La successiva nascita delle Repubbliche Marinare li vide presenti e in prima linea. I legami della Repubblica Lucchese tutta, compresi i Chierici Regolari, con Venezia, Genova e Napoli (nel Medioevo Amalfi ne fu emanazione) rimasero sempre nel corso del tempo fino ai nostri giorni.

Pisa faceva parte del loro stretto territorio. A lungo i Fanti cugini di Matilda lottarono contro il Comune di Lucca «in fieri» prima di arrendersi allo stesso e divenire parte integrante della società comunale cittadina. Per far questo si allearono costantemente con Pisa nelle lotte di quegli anni. Del resto quei territori non erano forse stati di loro stretta pertinenza politica durante il Ducato di Tuscia? Non era rimasto nulla sotto il profilo di appartenenza geografica e territoriale? Dubitare è lecito, e alcuni documenti, anche personali, mi proverebbero il contrario.

Nel Cinquecento dunque la famigerata Riforma, che per dei francofoni e ancor più anglofili di vecchia data dovette rappresentare una situazione non proprio gestibile, li indebolì sicuramente, ma non scomparirono come la storiografia tende a dimostrare. Su questo è meglio nutrire seri dubbi.

Il riferimento ai Chierici Lucchesi non è solo dettato dall’appartenenza collaborativa degli storici Pacchi e Muratori che di loro disquisiscono ampiamente (loro conoscenze dirette?), ma anche dall’ubicazione della chiesa lucchese dei Chierici, che è ex pertinenza Ronaldinga, altra grande Casata Longobarda del territorio, peraltro imparentata con la Soffredinga e con lei in strettissimi contatti. Non possiamo fare in modo di non vedere che quella chiesa ha avuto tre fondazioni, e una è del 1187, ossia l’anno della battaglia di Hatting, che decretò i fallimento dei Crociati in Terra Santa e contemporaneamente il tentativo di questi di rialzare il capo e riprendere la via maestra.

La precedente prima fondazione, risalente al IX secolo, potrebbe ricondurci ancora una volta a tali Fanti cugini di Matilde. Gli stessi che andavano di buona lena in Auvergne. E da qui nelle Fiandre. Un arco temporale ampio ma importantissimo, con relativa gestione «in loco» di una Riforma Protestante che permise ai Chierici Lucchesi di sostituirsi ai nascenti Padri Gesuiti nel gestire in Lucca il Tribunale dell’Inquisizione, e di fare in modo che la Repubblica, indipendente addirittura fino al 1847 senza un esercito, potesse schierare le sue provvide e preparate unità operative diplomatiche in tutte le principali Corti Europee. Ulteriore riprova che non sempre sono gli eserciti a fare la differenza, ma la diplomazia, quella che conta, quella che vuole, quella che vale.


Note

1 Giandomenico Pacchi, nato a Castelnuovo Garfagnana e vissuto nel Settecento, era uno stretto collaboratore di Antonio Muratori.

2 Antonio Muratori, storico modenese vissuto nel XVIII secolo.

3 Salvatore Bongi, Storia di Lucca.

4 Mencacci, Templari a Lucca, Lucca, Maria Pacini Fazzi, con prefazione di Franco Cardini.

5 Castruccio Castracane degli Antelminelli, www.storico.org

6 Elena Pierotti, articoli apparsi su www.storico.org e su «Il Sud Online».

(giugno 2022)

Tag: Elena Pierotti, padri della cultura medievale europea, Sigifredo Atto, Matilde di Canossa, Goffredo di Buglione, Beatrice di Lorena, Liutprando, Bonifacio di Canossa, Antonio Muratori, Giandomenico Pacchi, Longobardi.