I Della Gherardesca
Che cosa di loro è poco conosciuto

Durante i miei studi risorgimentali mi sono imbattuta in questa leggendaria famiglia. Alcuni personaggi da me trattati avevano legami serrati con Donoratico. Tra questi il musicista e istitutore Pierotti di Lucca, che fu rettore della chiesa di San Lorenzo in Castagneto Carducci e che nel 1828 rientrò in Lucca. E un suo cugino, tale ingegnere Rodolfo Pierotti sempre di Lucca, che pubblicò una trattazione dal titolo Eredità Mamiani della Rovere-Donoratico. Mi sono chiesta perché quest’ultimo, eroe di Goito nella Terza Guerra d’Indipendenza e poi per sei legislature in Parlamento come deputato del neonato Stato Unitario con Toniolo, si fosse preso la briga di occuparsi di questa trattazione. Che prevedeva la presa in carico di un matrimonio avvenuto nel Cinquecento tra i Mamiani della Rovere e i Della Gherardesca. Che cosa poteva avvicinarlo a Donoratico? Forse l’amicizia serrata dello stesso con il poeta Giosuè Carducci che fece di Castagneto, insieme al padre Michele, noto patriota mazziniano, la sua patria elettiva?

Sì, ma non solo. Monsignor Giandomenico Pacchi di Castelnuovo Garfagnana, vissuto ai tempi di Antonio Muratori, storico e fedele collaboratore del celebre Modenese, e sepolto a Lucca in Santa Maria, corte Orlandini, chiesa dei Chierici Regolari cui afferirono i congiunti di Rodolfo Pierotti, pur non appartenendo all’Ordine (Muratori stesso a lungo collaborò con i chierici), ci racconta nelle sue dissertazioni che i Della Gherardesca nel lontano Medioevo si imparentarono in Garfagnana con quelli che lui chiama Fanti cugini di Matilde. Che cosa intendeva Monsignor Giandomenico Pacchi con tale espressione?

Pare che un figlio del celebre conte Ugolino avesse celebrato le sue nozze proprio in quei luoghi. I Fanti cugini di Matilde (con riferimento a Matilde di Canossa che aveva con Sigifredo Atto origini in terra garfagnina) erano i Suffredinghi, Rossi di Anchiano, la schiatta longobarda più importante ai tempi del Ducato Longobardo di Lucca. Probabilmente lo stesso Sigifredo Atto apparteneva a tale gruppo parentale.

Gli storici fanno terminare la dinastia suffredinga nel Cinquecento. Ma nulla vietata di pensare che persone afferenti alla schiatta, non necessariamente in via parentale ma sicuramente con appartenenza castellare (nel Medioevo gli incastellanti prevedevano una appartenenza non limitata necessariamente alla parentela e alla nobiltà di sangue) abbiano proseguito negli stessi luoghi e sulle stesse terre (Rodolfo, l’ingegnere, aveva in Media Valle molti suoi possedimenti) la stessa politica e le stesse appartenenze familiari. Così sicuramente il conte Rodolfo frequentò i territori toscani di pertinenza dei Della Gherardesca come lo fece il cugino musicista e istitutore.

Interessante notare che i Suffredinghi nel momento del loro massimo fulgore avevano possedimenti che comprendevano l’intera costa toscana, sino all’Alto Lazio. Per cui certamente si intersecavano con quelli della celebre casata longobarda di Donoratico.

Perché descrivere queste particolarità? Per aprire squarci storici davvero imprevedibili.

Immaginiamo come nel corso del Risorgimento, i Della Gherardesca abbiano potuto contribuire alle vicende rivoluzionarie del periodo. Forse non così scopertamente, però non possiamo dimenticare a esempio che moltissimi membri della casata dell’ingegner Rodolfo furono dei patrioti. E gli studi intrapresi e pubblicati in rete lo attestano. Membri di Pieve Fosciana parteciparono alle vicende risorgimentali «in loco» e collaborarono con i celebri fratelli Fabrizi della Legione Italica, che erano peraltro loro cugini

Furono amici di Tito Livio Zambeccari, figlio del conte Francesco, il padre dell’aeronautica militare italiana. E del figlio di Ciro Menotti, la cui madre Polissena continuò anche in Lucca a lottare per le questioni risorgimentali dopo la morte di Ciro, protetti tutti quanti in Lucca dal duca Carlo Ludovico di Borbone-Parma. La presenza stessa dei rivoluzionari Carducci a Castagneto rientrava in tali logiche? È non solo lecito pensarlo ma, visti i legami, molto probabile.

E nel Medioevo? Assistiamo a un potere sempre vigile e sostenuto dei Suffredinghi in territorio lucchese, pisano e garfagnino. Questo ce lo descrive compiutamente lo storico Claudio Giambastiani che ha pubblicato sulle varie casate longobarde lucchesi e sulla loro longevità anche con l’avvento del Comune e poi delle Signorie. Rimasero sul territorio con prerogative non così dissimili rispetto al passato.

Li ritroviamo presenti in quel di Porcari, vicino a Lucca, dove gli Ordini cavallereschi e la stessa Matilde imperversarono e regnarono. Li ritroviamo nei territori pisani, pronti a tradire Lucca alleandosi con il «nemico» per un posto al sole.

Li ritroviamo in terra garfagnina, e dunque modenese, visto che quelle terre dovettero subire l’assoggettamento a Modena. E i Della Gherardesca? Avevano sicuramente possedimenti «in loco». Ancora oggi il Lago che porta il loro nome, Lago della Gherardesca appunto, ha sede vicino a Lucca, in direzione di Bientina. Lago che adesso ha dimensioni ridotte ma che in passato occupava buona parte di quel bacino idro-geologico.

Possiamo ancora sostenere, come la storiografia sin qui ha fatto, alla luce di queste osservazioni, che Monsignor Pacchi ha mentito nelle sue dissertazioni? Oppure ha individuato in poche righe il nocciolo della condizione generale di quel territorio?

Che cosa davvero non conosciamo se non a grandi linee di queste illuminanti casate di origine longobarda?

Legami ancestrali anche con territori d’oltralpe e con ambienti come quelli giansenisti che rappresentarono per i Gesuiti e i gestanti nostrani una spina nel fianco da estirpare se si volevano mantenere prerogative precise in terra italica. Con pochi margini di trattativa con i territori d’oltralpe. Se queste sono le premesse, allora possiamo considerare i Della Gherardesca e i loro accoliti molti vicini a Londra, a Parigi, ai territori svizzeri, tutte realtà riformate. Alcuni esempi? Nel Medioevo Papa Alessandro II (Anselmo da Baggio), che sempre restò Vescovo di Lucca nonostante il soglio pontificio, fu non solo legato a Matilde di Canossa ma a Lucca e a questi fanti. Era del BEC, ossia proveniva culturalmente e spiritualmente dai territori che facevano capo a Canterbury.

I Cavalieri del Oau, Ordine altopascese ma secondo la leggenda creato da 12 cavalieri lucchesi, e forse dalla stessa Matilde, videro a Parigi in Saint Jacques du Haut Pas la loro principale chiesa fino al 1500. Quando l’Ordine fu sciolto definitivamente. Sappiamo che in tale chiesa, molto cara ai Parigini, riposano le spoglie mortali del massimo collaboratore di Giansenio. E che mai fu violata successivamente né da Napoleone, né dai rivoluzionari francesi. Singolare. Un cugino dei patrioti Pierotti menzionati, Giuseppe il pittore, collaboratore di Menotti, Polissena e dei fratelli Fabrizi, nonché dello stesso Zambeccari, scrive nel 1860 in una sua lettera confidenziale all’amico Gino Capponi: «Capponi mio, il cavaliere è tuo, non è mio» con riferimento a scavi archeologici del periodo in Castelnuovo Garfagnana. Se i Capponi furono a lungo i Gran Maestri del Tau, e salvarono l’Ordine fino al Cinquecento dalle brame dei Medici, Giuseppe e i suoi familiari erano altro, sicuramente giovanniti, certamente legati a questi ambienti d’oltralpe. E infatti a Londra troviamo un busto marmoreo raffigurante Sir Charles James Fox, posizionato dentro i locali dell’Università di Oxford. Sempre Londra ritorna, non solo Parigi, in epoche diverse ma anche per alcuni versi analoghe: che ricercarono ampiamente legami con Londra e gli ambienti riformati appunto.

Se è vero che a Lucca mai i Padri Gesuiti approdarono perché i Chierici Regolari, dove molti di questi cavalieri sono sepolti, sostituirono i Padri Gesuiti nelle medesime prerogative, allora le direttive della Francigena che passa proprio da Lucca ritornano tutte ai nostri occhi. I Della Gherardesca hanno avuto e hanno tutt’ora rapporti privilegiati con la Corona Britannica. Solo un invito alla riflessione. La storia tutta del nostro Paese passa anche da famiglie che hanno saputo guardare fuori casa e mantenersi europee, nonostante le difficoltà e le contraddizioni.

(dicembre 2022)

Tag: Elena Pierotti, Soffredinghi, della Gherardesca, Matilde di Canossa, Rodolfo Pierotti, Giandomenico Pacchi, Zambeccari, Donoratico.