Il Biennio Rosso e le Guardie Rosse 1919-1920
Le opposte violenze erano gestite da organizzazioni paramilitari

Generalmente quando si pensa alle violenze nel primo dopoguerra si pensa allo squadrismo fascista, ma questo sorse nell’autunno 1920, mentre già si era avuta nel 1919 la formazione dei gruppi paramilitari delle Guardie Rosse.

Anche se la documentazione storica al riguardo non è completa, possiamo dire che nel 1919, il Partito Socialista Italiano diede vita al primo gruppo organizzato paramilitare, che divenne noto come Guardie Rosse. Già nei disordini e nei saccheggi per il caro vita del luglio 1919 apparirono gli uomini con i bracciali rossi che furono l’elemento identificativo del gruppo dell’estrema sinistra.

Nei documenti interni del Partito Comunista d’Italia al quale le Guardie Rosse avevano aderito nel 1921 si legge: «Allo scoppiare della insurrezione il proletariato non dovrà trovarsi impreparato, ma mediante un forte esercito di guardie rosse difenderà la dittatura del proletariato per la costruzione del nuovo mondo», «Fin d’ora rimane inteso che si dovrà rispondere con la massima violenza, senza riguardi e senza rispetto alcuno», «non siamo coi libertari che credono che ad uno sforzo che infranga il vecchio sistema non debba seguire il costituirsi di un nuovo sistema di potere, di organizzazione disciplinata, di militarismo ed anche di polizia», «la violenza, come la rivoluzione russa indicò e la Terza Internazionale insegna, serve proprio contro la democrazia borghese, per spezzarla e sopprimerla, allora la violenza diviene pei socialdemocratici, criminale».

Secondo lo scrittore antifascista Gaetano Salvemini fra l’ottobre 1920 e l’ottobre 1922 si ebbero negli scontri 406 morti fra i socialisti e 303 tra i fascisti oltre a un elevato numero di morti fra forze dell’ordine e cosiddetti crumiri, secondo una parte rilevante dell’opinione pubblica e della stampa i fascisti erano visti come difensori dell’ordine, della legalità e della libertà anche se oggi si tende a trascurare tali considerazioni.

Già nel corso del gennaio 1920 nel corso di uno sciopero dei ferrovieri si ebbe uno dei primi atti di violenza organizzata, vennero sabotati i binari, si abbatterono linee elettriche, si attaccarono i convogli che trasportavano militari e si arrivò anche a diversi attentati dinamitardi. In aprile si ebbe in Piemonte il singolare sciopero durato un mese contro l’introduzione dell’ora legale che passò alla storia come lo «sciopero delle lancette», gli scioperanti con il sostegno della rivista gramsciana «Ordine Nuovo» (Partito Socialista Italiano e Cgil mantennero un atteggiamento defilato), tentarono di imporre i «consigli di fabbrica», l’equivalente dei soviet russi.

Un altro fatto piuttosto singolare fu la rivolta di Viareggio del maggio 1920 innescata da una partita di calcio tenuta in quella città, dove scoppiarono tafferugli fra le tifoserie e un guardialinee che aveva aggredito dei carabinieri morì nello scontro. Il fatto increscioso ebbe un duro seguito, manifestanti socialisti, anarchici e Guardie Rosse capeggiati da un deputato, il socialista Luigi Salvatori si impadronirono di armi, assaltarono una locale caserma, fecero prigionieri e istituirono la Repubblica Viareggina che durò tre giorni, mentre la città venne assediata dall’esercito.

Il mese successivo si ebbe un evento ancor più grave, la rivolta di Ancona partita da un reparto di Bersaglieri che disarmò i propri ufficiali. La rivolta si estese ad altre città, a Pesaro i manifestanti anarchici, socialisti e repubblicani assaltarono una caserma, la polveriera, nonché i treni che trasportavano le guardie regie per sedare la sommossa e con armi da fuoco uccisero alcuni militari. A tali sommosse presero parte le Guardie Rosse e si ebbero in cinque giorni 24 morti.

Nel settembre dello stesso anno si ebbe un evento di grande portata che il giornalista Giorgio Bocca definì come un atto pre insurrezionale, l’Occupazione delle fabbriche nel Nord Italia durata quasi un mese. Le fabbriche vennero presidiate in armi dalle Guardie Rosse e in quelle metallurgiche gli operai si misero a produrre armi ed esplosivi. Si ebbero alcuni morti fra gli scioperanti, le forze dell’ordine e i nazional fascisti. Come sappiamo Giolitti mantenne un atteggiamento prudente e alla fine i gruppi dell’estrema sinistra, preso atto che gran parte delle masse popolari non li avrebbe seguiti, accettarono di mettere fine all’agitazione. Ciò produsse una diffusa demoralizzazione dei rivoluzionari e un forte sbandamento di tutti i gruppi sindacali e politici che li avevano sostenuti, il Biennio Rosso arrivò alla conclusione, «fare come in Russia» si rivelò un’impresa impossibile.

Fra novembre e dicembre si ebbe l’inizio dei più duri scontri tra fascisti e socialisti. Il 21 novembre i fascisti attaccarono una grande manifestazione a Bologna davanti a Palazzo d’Accursio, le forze dell’ordine cercarono di frapporsi e di evitare gli scontri, contemporaneamente la Guardie Rosse lanciarono delle bombe ma colpirono gli stessi manifestanti provocando la morte di 10 persone, mentre all’interno una Guardia Rossa si mise a sparare contro i consiglieri comunali di destra uccidendone uno. Un mese dopo si ebbe nella vicina Ferrara un nuovo duro scontro a parti inverse, gli estremisti di sinistra si appostarono su una torre della città e spararono su una manifestazione della destra provocando la morte di tre di loro.

A marzo 1921 si ebbero due pesanti episodi, il primo a Empoli in Toscana dove camion di militari che cercavano di riattivare le linee ferroviarie interrotte dalle agitazioni subirono un’imboscata delle Guardie Rosse, si ebbero 9 soldati uccisi e lo scempio dei cadaveri. Verso la fine del mese gli anarchici posero una bomba al teatro Diana a Milano per tentare di uccidere il questore ma questi si salvò e si ebbero 21 morti fra il pubblico. Nello stesso periodo si ebbe la nascita degli Arditi del Popolo che sebbene vicino alle posizioni comuniste non confluirono nel Partito Comunista d’Italia in quanto ritenuti non strettamente allineati alle direttive superiori di quel partito. Ricordiamo infine gli scontri in occasione del 1° maggio 1922 nel corso dei quali morirono 6 squadristi e 6 socialisti, il cosiddetto «sciopero legalitario» dei primi di agosto con numerosi morti tra fascisti, social comunisti e forze dell’ordine, nonché i contemporanei Fatti di Parma di cui furono protagonisti gli Arditi del Popolo, che dimostrarono delle notevoli capacità paramilitari.

Come sappiamo alla fine di quell’anno i fascisti occuparono e presidiarono un gran numero di città del Nord, l’estremismo di sinistra perse vigore e i loro avversari poterono pretendere la guida del Governo avendo dimostrato, almeno secondo il loro punto di vista, di aver salvato la Nazione dal terrore rosso.

(marzo 2022)

Tag: Luciano Atticciati, Guardie Rosse, Biennio Rosso, scioperi contro il carovita, sciopero delle lancette, rivolta di Ancona, rivolta dei bersaglieri, rivolta di Viareggio, Occupazione delle fabbriche, Arditi del Popolo, Fatti di Parma, Fatti di Empoli, sciopero legalitario, attentato al teatro Diana, fatti di Palazzo d’Accursio, 1919, 1920.