Papa Luciani: De medietate lunae (27 agosto-28 settembre 1978), dalla vigna del Signore alla beatificazione del 2022
Il Santo Padre paladino dell’umiltà nel segno delle virtù teologali: fede, speranza e carità

La celebre profezia di otto secoli or sono, che sarebbe stata opera di Malachia, costituisce quasi certamente un falso storico ma conserva un fascino tutto suo, nella misura in cui ha potuto attribuire a oltre cento Papi della Chiesa Romana alcune indicazioni formali di specifici ruoli e vocazioni, in cui non è difficile riconoscere qualche attinenza sia pure casuale con la realtà storica dei rispettivi Pontificati. Si pensi a Pio IX come «Crux de Cruce» (con ovvio riferimento prioritario alla fine del temporalismo), a Pio XII quale «Pastor Angelicus» (nel ricordo dell’impegno umanitario durante il Secondo Conflitto Mondiale), a Giovanni XXIII come «Pastor et Nauta» (quale riconoscimento di un nuovo ecumenismo collegato ai tanti viaggi) e per l’appunto, a Giovanni Paolo I, nel riferimento alla «Medietate Lunae» quale metafora dei 33 giorni di presenza del Papa Luciani sulla Cattedra di San Pietro, e quindi, per il breve tempo corrispondente al ciclo lunare.

Oggi, con la beatificazione avvenuta in Piazza San Pietro il 4 settembre 2022 dopo una lunga istruttoria (non a caso si è parlato di procedura senza sconti), le virtù di questo grande Pontefice sono state riconosciute anche sul piano dell’ortodossia ufficiale, a cominciare da quella prioritaria dell’umiltà, praticata sin dagli inizi della vita nella nativa Canale d’Agordo, per proseguire con fede, speranza e carità, basi altrettanto inderogabili della viva esperienza cristiana di Papa Luciani. Non a caso, in ciascuna delle quattro sole udienze generali tenute durante il breve Pontificato del 1978, la «lectio magistralis» che i fedeli presenti poterono ascoltare dal Sommo Pontefice avrebbe riguardato progressivamente, a cominciare dall’umiltà, proprio quelle quattro virtù, viste come modello di comportamento per il popolo di Dio.

Sono trascorsi 44 anni dall’improvvisa e sconcertante scomparsa di Papa Albino, avvenuta nella notte del 28 settembre, e non sono mancate congetture fantasiose ma talvolta pervicaci, circa le possibili cause. Sta di fatto che, partendo da Venezia per il Conclave di fine agosto, aveva manifestato la massima tranquillità ritenendo che le preferenze degli Eminentissimi elettori si sarebbero orientate verso altre candidature «eccellenti». Ebbene, quando lo Spirito Santo dispose altrimenti, facendo convergere sul nome del Patriarca il 91% dei 111 voti, la sua emozione fu straordinaria, e si protrasse per tutta la «luna» del Pontificato, non senza dichiarazioni molto preoccupate per la nuova missione «ecumenica» in luogo di quelle pastorali di Vittorio Veneto o della stessa Venezia. Non a caso, al mattino del 28 settembre, quando ne fu scoperta la repentina scomparsa, fu trovato con un foglio in mano, contenente appunti per la quinta udienza che non ebbe luogo, e che avrebbe dovuto riguardare la virtù della prudenza.

Del resto, ormai da Papa, avrebbe confessato di avere avuto un attimo di perplessità nel momento in cui il «pericolo» dell’elezione al Soglio divenne certezza, ma di averlo superato, sia pure con ovvia e naturalissima emozione, pensando che la volontà del Signore corrisponde a disegni imperscrutabili. Probabilmente, in quello stesso momento gli sarebbe stato di conforto il ricordo della visita pastorale resa a Venezia dal predecessore Paolo VI in data 16 luglio 1972, quando Papa Montini pose la propria stola sulle spalle del Patriarca Luciani con un gesto che parve costituire un’investitura «ante litteram» e che ebbe un primo seguito tangibile nella successiva elevazione al ruolo cardinalizio, sopravvenuta nel marzo 1973.

Fra le curiosità collaterali si può aggiungere che il Conclave avrebbe visto – caso unico nella storia – la «fumata» inizialmente nera, tanto da far credere che l’elezione non fosse avvenuta, salvo diventare bianca nel breve termine. Era stato semplicemente un errore nell’alimentazione del camino.

Le cause di beatificazione sono sempre lunghe, e quella del «Servo di Dio» Albino Luciani non ha fatto eccezione alla regola, traducendosi in una lunga serie di verifiche e di testimonianze, quasi tutte rese personalmente dagli interessati. In ogni caso, anche nella fattispecie è stata accertata la realtà storica di un miracolo documentato ufficialmente, con riferimento alla vicenda di Candela Giarda, la piccola Argentina guarita nell’estate dal 2011 da una grave forma di epilessia maligna che l’aveva portata in punto di morte, e che fu provvidenzialmente sottratta alla morte dall’intervento di Padre Juan José Dabusti, nel momento in cui propose di pregare il Cardinale Luciani, da lui già conosciuto nelle straordinarie virtù pastorali, non senza affermare che a dare questo consiglio era stato lo Spirito Santo. Resta il fatto indubitabile che nel breve volgere di due mesi a Candela fu riconosciuta clinicamente l’avvenuta guarigione, e che nel 2022 ha inviato un video alla cerimonia di beatificazione, quale testimonianza della sua storia.

Attestazioni toccanti sono state rilasciate anche da Suor Margherita Marin e da Suor Vincenza Taffarel della Congregazione di Santa Maria Bambina, le consorelle che trovarono il Papa defunto alla mattina del 28 settembre, e che ne hanno narrato con grata memoria anche le attenzioni per il loro lavoro. Tra l’altro, Margherita rammentava che Luciani la esortava a «non avere troppa attenzione nello stirare le camicie» con perdita di tempo prezioso per lavori più importanti: sarebbe stato più che sufficiente farlo per «collo e polsi».

Il saluto dell’ultima sera ebbe luogo col tradizionale augurio della buona notte e con l’arrivederci all’indomani, accompagnato da un «memento» di sapore biblico: «Se il Signore vuole ancora»!

Nell’ambito delle testimonianze di famiglia, conviene citare quella di Lina Petri, figlia della sorella Antonia, nel ricordo delle cartoline che lo «zio» le inviava da Roma durante il breve periodo del Pontificato, e soprattutto delle importanti «chiacchierate» su figure di massima rilevanza nella storia della Chiesa, con particolare riguardo a grandi Santi del passato, senza dire degli aiuti che aveva dato e continuava a dare per le persone in difficoltà.

Non trascurava, tra l’altro, di ricordare che in occasione dei funerali di Pier Paolo Pasolini i Vescovi Friulani gli avevano chiesto lumi su come comportarsi: ebbene, lui aveva umanamente risposto che tutti abbiamo bisogno della misericordia del Signore e che lo stesso Pasolini, già da adolescente, «era attaccato alla Chiesa, cosa davvero basilare».

Ecco un esempio di apertura e disponibilità, che peraltro non escludeva una forte intransigenza sulle questioni generali. A quest’ultimo riguardo, conviene rammentare che nel 1974 assunse una posizione notevolmente forte sul referendum istituzionale in materia d’interruzione degli effetti civili del matrimonio, fino al punto di sciogliere la FUCI veneziana, ossia l’Organizzazione degli universitari cattolici, a fronte dell’atteggiamento che aveva assunto in contrapposizione a quello della gerarchia ecclesiastica. A maggior ragione intransigente fu sempre nella difesa dei deboli, con particolare riguardo ai poveri, agli emarginati e anche agli operai, in specie di Marghera, prendendo netta posizione contro i licenziamenti, cercando di mediare alacremente, e compiendo parecchi gesti di solidarietà personale, in analogia all’opera che nello stesso periodo andava svolgendo Giorgio La Pira, il celebre «Sindaco Santo» di Firenze.

Per Papa Luciani, con un richiamo che ricorda quasi paradossalmente quello di Gabriele d’Annunzio durante la «Reggenza Italiana» di Fiume (1920), «la proprietà privata non costituisce un diritto incondizionato e assoluto: nessuno è autorizzato a riservare a suo uso esclusivo ciò che supera il suo bisogno, quando gli altri mancano del necessario». Analogamente, durante la sua Vice Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana, promosse la proposta di donare un punto percentuale delle rendite acquisite dalle Chiese ricche in favore di quelle dei Paesi in via di sviluppo, dove diventava sempre più urgente «riparare il peccato sociale».

«Last but non least», aveva una memoria eccezionale che gli consentiva di fare frequenti citazioni, sia di testi ecclesiastici sia di fonti laiche, a supporto delle sue esternazioni. Basti pensare, se non altro per la speciale particolarità del suo destino, a quella evangelica e paolina: «Siate pronti, perché nell’ora che non immaginate il Figlio dell’Uomo verrà» (Vangelo secondo Matteo 24, 44).

In politica internazionale, era non meno attento alle ragioni della giustizia e al suo permanente impegno contro l’iniquità, sulla falsariga della Populorum Progressio di Papa Montini e di un convinto atto volitivo contro qualsiasi conflitto, perché «ogni estenuante corsa agli armamenti diviene uno scandalo intollerabile». Ecco un’affermazione che conserva sconcertanti valenze di attualità, e che merita l’attenzione comune quale spunto di riflessione permanente, nell’ambito di comuni auspici dell’autentica «pax christiana».

Nonostante i molteplici impegni viaggiò proficuamente all’estero: al riguardo, si devono ricordare la presenza in Germania del 1975 per partecipare alla «Giornata del lavoratore italiano» in programma a Mainz; quella in Svizzera del 1976 per incontrare gli emigrati; quella in Brasile del medesimo periodo, anche per la laurea «ad honorem» riconosciutagli a Rio Grande do Sul.

Soprattutto, si deve ricordare la lunga visita pastorale fatta in Burundi (agosto-settembre 1966) nell’ambito delle attenzioni per il Terzo Mondo che sarebbero emerse con forza anche nel Concilio: in tale occasione, fu precursore della prassi di porgere l’Eucarestia in mano (motivata da ragioni igienico-sanitarie) e di celebrare la Santa Messa in lingua locale, che poi sarebbero diventate prassi ordinarie per decisione vaticana.

Le motivazioni della beatificazione hanno visto nell’Amore una sorta di «costante universale» cui il pensiero e l’azione del Santo Padre Giovanni Paolo I furono incessantemente fedeli per tutta la vita, pur nella sofferta consapevolezza degli effetti che avrebbero potuto indurre in termini di «sacrificio, silenzio, incomprensione, solitudine» ma nella tranquilla consapevolezza di onorare la volontà del Signore. Se non altro per questo, la «lezione» di Papa Luciani si è giustamente tradotta nella determinazione di proclamarne la beatitudine, non solo quale omaggio postumo a straordinarie virtù, ma nello stesso tempo, come chiara indicazione di scelta etica e di comportamenti umani, civili e sociali.

In buona sostanza, il parroco Luciani, al pari dell’insegnante, del teologo, del Vescovo, del Patriarca, dell’Eminenza e del Papa, fu sempre fedele al lavoro, allo stile sobrio, alla solidale attenzione per gli umili, con una continuità e con una convinzione che ne esaltano il ruolo missionario, e nello stesso tempo indubbiamente maieutico, e ne suffragano «ad abundantiam» il senso prescrittivo, se non anche messianico, dell’ultima beatificazione.


Albino Luciani: vita, opere, beatificazione

1912 – 17 ottobre: Albino nasce a Canale d’Agordo (Belluno) da Giovanni Luciani e Bortola Tancon, sposata in seconde nozze dopo la morte di Rosa Fiocco. Ebbe quattro sorelle e cinque fratelli, alcuni dei quali scomparsi in tenera età, mentre gli sopravvissero Edoardo e Antonia (entrambi fino ai novant’anni).

1919 – Riceve il Sacramento della Cresima dal Vescovo di Belluno, Monsignor Giosuè Cattarossi.

1923 – Entra nel Seminario di Feltre per vocazione maturata con l’insegnamento materno e poi sotto la guida del parroco Don Filippo Carli, in continuità con tradizioni locali di alfabetizzazione «non usuali» per l’epoca. Grazie al supporto di Don Antonio Della Lucia, familiarizza con i principi del cooperativismo.

1928 – Si trasferisce al Seminario Gregoriano di Belluno per gli studi filosofici e teologici, distinguendosi per impegno etico e per profitto.

1935 – 7 luglio: dopo avere ricevuto il diaconato e la dispensa «super defectum aetatis» è ordinato sacerdote nella Cattedrale di Belluno. L’indomani assume il Vicariato di Canale d’Agordo con Monsignor Luigi Cappello Priore.

1937 – Assume l’incarico di Vice Rettore nel Seminario Gregoriano di Belluno, iniziando gli insegnamenti di storia, di filosofia e di storia dell’arte, oltre a quello di religione all’Istituto Minerario di Agordo.

1941 – Con dispensa dalla frequentazione, si iscrive alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, dove l’anno successivo consegue la licenza in teologia «magna cum laude» con una tesi sulle Ordalie.

1945 – Diventa professore di teologia dogmatica e diritto canonico, con integrazioni di arte sacra, patristica, liturgia. Collabora assiduamente al settimanale «L’Amico del Popolo» edito dalla Curia Vescovile di Belluno.

1947 – Consegue, sempre alla Gregoriana, il dottorato in teologia con la dissertazione «Origine dell’anima umana secondo Antonio Rosmini». In novembre, il Vescovo di Belluno, Monsignor Girolamo Bortignon, lo nomina pro-cancelliere e segretario del Sinodo diocesano.

1948 – Nomina a pro-vicario vescovile di Belluno e Assistente diocesano della Gioventù femminile di Azione Cattolica.

1949 – A firma di Albino Luciani esce Cathechetica in briciole che ebbe sei successive edizioni fino al 1965.

1951 – Per incarico di Monsignor Bortignon, ora Vescovo di Padova, collabora al III Concilio regionale del Veneto.

1954 – Il Vescovo di Belluno, Monsignor Gioacchino Muccin, promuove Luciani quale Vicario Generale della Diocesi, e poi Canonico della Cattedrale di Belluno.

1957 – 27 dicembre: riceve la consacrazione vescovile; tra gli altri, assieme a Monsignor Charles Msaklia (Tanzania) con cui sarebbe rimasto in rapporti d’amicizia, idonei a conoscere meglio i problemi africani.

1959 – 11 gennaio: prende possesso della sede episcopale di Vittorio Veneto assumendo il motto pastorale di «Humilitas» mutuato da quello di San Carlo Borromeo, che dispone sia impresso sullo stemma assieme alle tre stelle simbolo di fede, speranza e carità. Nell’esercizio del mandato opera con frequenti visite pastorali e contatti diretti col clero, e sollecita i laici per la partecipazione alla vita della Chiesa, che a sua volta deve essere «trasparente» e coerente col Vangelo. Risiede a malincuore nel tradizionale Castello di San Martino perché lontano dalla città e dal «cuore» dei fedeli.

1962 – Inizia il Concilio Vaticano II: Monsignor Luciani partecipa attivamente alle quattro sessioni per tutto il quadriennio di durata, nella speranza che possa essere stagione di cambiamenti e di progresso. Intanto, invia Missionari in Brasile e in Burundi, dove – d’intesa col Vescovo Monsignor André Makrakiza – si reca per la lunga visita pastorale del 1966.

1967 – Il Patriarca di Venezia Angelo Urbani invita il Vescovo Luciani a preparare un rapporto per Papa Paolo VI in materia di regolazione delle nascite.

1970 – 8 febbraio: dopo la prematura scomparsa di Urbani, previa nomina pontificia prende possesso della nuova sede episcopale di Venezia, nel segno perenne dell’antico Patriarcato. Vi resterà per oltre otto anni, sino alla chiamata pontificia.

1971 – Partecipa al Sinodo dei Vescovi sui temi del sacerdozio e della giustizia nel mondo, con posizioni di prudenza e di equilibrio. Auspica «un’ascesi solidaristica» all’insegna della Populorum Progressio e nell’ambito della necessaria lotta alle «ingiustizie del mondo consumistico».

1972 – 16 luglio: durante la visita pastorale a Venezia, il Papa Paolo VI pone la propria stola sulle spalle del Patriarca Luciani: ecco un segnale in cui non è difficile scorgere il presagio.

1973 – 5 marzo: il Concistoro conferisce la porpora ai nuovi Cardinali, tra cui lo stesso Albino Luciani che ancora una volta rimane fedele al tradizionale stile sobrio, all’impegno sociale e al consueto abito scuro. Nel nuovo ruolo prende netta posizione circa il referendum in materia di scioglimento del matrimonio civile che l’anno dopo vedrà il successo del movimento laicista.

1975 – Compie due viaggi in Germania e quello in Brasile per il conferimento della laura «ad honorem» in Rio Grande do Sul. Prosegue un’ampia attività giornalistica, in specie sul nuovo settimanale diocesano «Gente Veneta».

1976 – Pubblica Illustrissimi: una silloge di quaranta epistole fittizie indirizzate ai grandi del passato circa importanti temi d’attualità. Durante il breve Pontificato di Papa Luciani sarà l’unica ristampa di scritti del Pontefice.

1977 – Incontro a Coimbra (Portogallo) con Suor Lucia dos Santos del Carmelo, l’ultima veggente di Fatima. Nelle due ore di colloquio gli è rivelato il «terzo segreto» da cui fu molto impressionato, nel segno del messaggio cristiano essenziale («ou tudo ou nada»).

1978 – 6 agosto: morte del Papa Paolo VI Montini. Anche il Patriarca Luciani si appresta a partire per Roma, dove si terrà il primo Conclave post-conciliare con le nuove norme introdotte dall’ultimo Pontificato, tra cui l’esclusione dei Cardinali ottantenni e l’azzeramento del governo curiale in carica.

1978 – 27 agosto: dopo un Conclave straordinariamente breve (26 ore) il Cardinale Luciani, Patriarca di Venezia, sale al Soglio di Pietro con il «quorum» più alto del Novecento, pari a oltre nove decimi dei voti. Artefice della «sintesi» tra i sostenitori del «conservatore» Giuseppe Siri e i cosiddetti «progressisti» Sebastiano Baggio e Sergio Pignedoli sarebbe stato il Cardinale di Firenze Giovanni Benelli, sebbene Luciani avesse chiesto di non essere «eligendo» e avesse avanzato la proposta del suo candidato preferenziale, il Brasiliano Aloisio Lorscheider. Per la prima volta nella storia della Chiesa, il nuovo Papa prende due nomi, «imponendosi» quelli di Giovanni Paolo, in chiaro omaggio ai due predecessori Montini e Roncalli che «erano stati le colonne portanti del Concilio». Nello stesso tempo dichiara di assumere, come modelli di riferimento, San Gregorio Magno maestro e pastore, e Sant’Agostino, fautore di «sermo humilis». Dopo Papa Pio X (Sarto) e lo stesso Giovanni XXIII (Roncalli), il Cardinale Luciani è il terzo Patriarca di Venezia ad assumere il Pontificato durante il «secolo breve» con un messaggio di umiltà, fede, speranza e carità, prontamente riproposto nelle tradizionali udienze settimanali del settembre 1978.

1978 – 28 settembre: nella notte solitaria del Vaticano, Giovanni Paolo I torna improvvisamente alla Casa del Padre per infarto del miocardio come da diagnosi dell’Archiatra pontificio Mario Fontana e dell’assistente Renato Buzzonetti che dispongono per la conservazione della salma e dichiarano «non necessaria l’autopsia» (lo sarebbe diventata dal 1983 durante il Pontificato di Karol Wojtyla). Dopo il solenne rito funebre, il feretro è inumato nelle Grotte Vaticane (4 ottobre).

1990 – La domanda di beatificazione di Papa Luciani, dopo adeguato percorso propedeutico, è proposta ufficialmente da 228 Vescovi, fra cui quattro Cardinali.

2003 – Ha inizio l’inchiesta introduttiva al processo di beatificazione che avrebbe avuto seguito in 203 sessioni di lavoro con 167 testimonianze (Postulatore della «causa» il Cardinale Beniamino Stella, e Vice Postulatrice Stefania Falasca).

2017 – I lavori si chiudono con il voto positivo unanime, sia della Commissione dei teologi, sia della Commissione di Cardinali e Vescovi.

2022 – 4 settembre: in Piazza San Pietro ha luogo con Papa Bergoglio la beatificazione ufficiale del Servo di Dio Albino Luciani, 263° Pontefice di Santa Romana Chiesa.

(novembre 2022)

Tag: Carlo Cesare Montani, Albino Luciani, Malachia, Pio IX, Pio XII, Giovanni XXIII, Giovanni Paolo I, San Pietro, Paolo VI, Candela Giarda, Juan José Dabusti, Suor Margherita Marin, Suor Vincenza Taffarel, Antonia Luciani, Lina Petri, Pier Paolo Pasolini, Giorgio La Pira, Gabriele d’Annunzio, Giovanni Luciani, Bortola Tancon, Rosa Fiocco, Edoardo Luciani, Giosuè Cattarossi, Filippo Carli, Antonio Della Lucia, Luigi Cappello, Antonio Rosmini, Girolamo Bortignon, Gioacchino Muccin, Charles Msaklia, San Carlo Borromeo, André Makrakiza, Angelo Urbani, Suor Lucia dos Santos del Carmelo, Giuseppe Siri, Sebastiano Baggio, Sergio Pignedoli, Giovanni Benelli, Aloisio Lorscheider, Papa Angelo Roncalli, San Gregorio Magno, Sant’Agostino, Pio X, Mario Fontana, Renato Buzzonetti, Papa Karol Wojtyla, Beniamino Stella, Stefania Falasca, Canale d’Agordo, Venezia, Vittorio Veneto, Firenze, Germania, Mainz, Brasile, Rio Grande do Sul, Burundi, Feltre, Belluno, Padova, Veneto, Tanzania, Chiesa Romana, Conclave, Congregazione di Santa Maria Bambina, FUCI, Reggenza Italiana di Fiume, Conferenza Episcopale Italiana, Ordalie, Enciclica Populorum Progressio, Sacramento della Cresima, Istituto Minerario di Agordo, Pontificia Università Gregoriana, L’Amico del Popolo, Catechetica in briciole, Concilio Regionale del Veneto, Humilitas, Castello di San Martino, Patriarcato di Venezia, Gente Veneta, Illustrissimi, Grotte Vaticane, De medietate lunae.