Il Museo di Paleontologia di Napoli
Un giorno al museo per ritornar bambini e scoprire con meraviglia il passato del nostro pianeta

Il Museo di Paleontologia sito nella facoltà di Paleontologia e Geologia della Federico II di Napoli, è un museo piccolo ma decisamente affascinate, ti fa scoprire le prime forme di vita sulla Terra e ti fa ritornar bambino con il naso all’insù quando ci si ferma ad ammirare i giganti della Preistoria. Andiamo a scoprirlo.

Il Museo di Paleontologia ti fa scoprire gli albori del nostro passato e quello della Terra, ti fa galoppare con la fantasia perché ti fa immaginare questo perduto mondo giunto a noi solo attraverso dei fossili, vederlo poi con un bambino è ancora più interessante perché la sua meraviglia di fronte alle testimonianze del nostro più lontano passato, ti fa riscoprire il piacere di scoprirle e di riconoscerle.


Il Mondo Giurassico dei Dinosauri

Appena si entra nel piccolo museo aperto in alcune sale dell’antico monastero dei Santi Marcellino e Festo, si viene accolti subito da un bell’esemplare in calco dello scheletro di Aepyornis sp., vissuto nell’Olocene, 10.000 anni fa, in Madagascar, detto anche uccello elefante per le sue notevoli dimensioni ma, come i suoi simili ancora viventi, non poteva volare; le sue uova, invece, erano molto apprezzate dagli uomini preistorici, come testimoniano tracce di gusci rinvenuti tra i vari focolari. La causa della sua estinzione non è chiara. Nella stessa sala si vedono anche i primi vasellami e le prime armi degli uomini preistorici.

Nella sala successiva invece si fa un tuffo nel passato di almeno 300 milioni di anni, dove si vedono i primi abitanti dei mari antichi e della terra rappresentati dai Trilobiti, apparsi durante il Paleozoico – inizia 542 per finire 250 milioni di anni fa –, sono anche il gruppo zoologico più vasto e diversificato.

Superata la stanza si entra nella fase preistorica più bella, quella che, non me ne voglia il paleontologo, è la più affascinate e sorprendente, quella ripresa dai vari film e serie animate, parlo dell’era dei Dinosauri, con loro entriamo nell’era Mesozoica, a sua volta divisa in Triassico, Giurassico e Cretacico; durante questa lunga era avvengono varie estinzioni tra le quali spicca una, forse la più enigmatica, quella che coinvolse i grandi rettili abitanti dei mari, della terra e del cielo.

Il Mesozoico iniziò, anno più anno meno, 225 milioni per concludersi 65 milioni di anni fa, con la fine di tale era si estinsero buona parte delle specie preistoriche, nelle ere successive ci saranno altre estinzioni, la nascita di nuove specie, la venuta dell’uomo, ma quella dei grandi rettili rimarrà l’estinzione più radicale.

Ritornando al Museo, a illustrare al visitatore l’era Mesozoica troviamo l’Allosaurus Fragilis, età Giurassica, rappresentante della famosa famigliola dei Carnosauri, questo esposto apparteneva a una delle specie di carnivori più grandi in circolazione; tali rettili avevano raggiunto una tale adattabilità che, oltre alla terra, si trovavano nei mari e nei cieli, come testimoniano i Pterosauri.

Tali «animalucci», conosciuti con il comune nome di Dinosauri, si differenziavano dagli altri rettili perché stavano in posizione verticale grazie alla grande testa e alla coda pronunciata, necessarie per bilanciare il peso e la postura. Vissero sulla Terra fino a 65 milioni di anni fa, poi scomparve improvvisamente ben il 70% di tale specie.

Scheletro di T-Rex

Scheletro di un Tirannosaus Rex, Museo di Paleontologia di Napoli (Italia); fotografia di Annalaura Uccella, 2017

Superata questa grande sala, si va alla scoperta di altri affascinati dinosauri, uno, il più famoso in Campania, è il Scipionyx Samniticus (da Scipione Breislak, geologo che nel 1798 per primo individuò nella località di Pietraroia la presenza di fossili), conosciuto anche come il Dinosauro Ciro. La sua importanza scientifica sta nell’essere il primo esemplare rinvenuto in Italia Meridionale di tale specie e, cosa non da poco, il suo perfetto stato di conservazione che ha permesso una notevole comprensione dei suoi tessuti molli oltre che del tessuto osseo.

Ciro

Calco in gesso di Ciro, Museo di Paleontologia di Napoli (Italia); fotografia di Annalaura Uccella, 2017

Salutato Ciro il dinosauro, si fa la conoscenza dell’Uomo di Neanderthal e di alcuni animali con cui condivideva l’habitat, lo scheletro di un orso delle caverne, vissuto durante il Pleistocene, 700.000-120.000 anni fa, aveva maggiori dimensioni rispetto all’attuale orso bruno; si estinse per cause non ancora del tutto chiare, sicuramente dovette lottare contro l’Homo Sapiens per il dominio della grotta. Sorte simile è capitata al Cervo gigante, cause incerte e mano dell’uomo per la caccia.

Salutato l’uomo preistorico, si percorrono le sale dove si possono ammirare fossili di piante e di animali che coabitavano con l’uomo; un esempio è lo scheletro quasi completo di un Metaxytherium Medium rinvenuto nel bacino del Mediterraneo risalente al Miocene, appartenuto alla famiglia dei Sirenidi, mammifero marino oggi rappresentato dai Lamantini e Dugonghi, questi ultimi a rischio estinzione perché minacciati dall’uomo (non sempre servono le gradi catastrofi naturali per distruggere specie viventi, basta l’uomo).

Accanto sta il cranio di un Elephans Antiquus Italicus, specie di elefante molto presente sul territorio italiano durante il Pleistocene, conviveva insieme ad altre specie di bovini, ippopotami, rinoceronti, leopardi, in Italia troviamo specie ben diverse da quelle attuali perché il clima preistorico era molto più caldo rispetto a quello di oggi.

L’esemplare esposto è di un elefante adolescente ma, secondo molti studiosi, la particolarità della cavità nasale, da dove partiva la proboscide, posta molto vicino alla fronte e gli innumerevoli ritrovamenti di parti di questi crani in molte grotte della Sicilia Settentrionale, sarebbero alla base dell’origine del mito dei Ciclopi, antichi abitanti della Sicilia.

Non posso non concludere il giro senza menzionare il bellissimo pavimento maiolicato presente nella sala principale.

Pavimento maiolicato

Pavimento maiolicato, Museo di Paleontologia di Napoli (Italia); fotografia di Annalaura Uccella, 2017

Tale pavimento fu realizzato dopo che i monasteri dei Santi Marcellino e Pietro e quello di San Festo e Desiderio furono uniti in seguito alle nuove direttive espresse durante il Concilio di Trento: il complesso fu unificato durante il XVI secolo e dedicato alla clausura. I lavori di completamento furono terminati durante il Seicento e nel 1740 fu affidato a Giuseppe Risale, autore anche di quelli presenti nel Complesso di Santa Chiara a Napoli, il compito di realizzare i tappeti maiolicati per le tre stanze che affacciavano sulle terrazze; il pavimento nella Sala del Capitolo, dove le monache si riunivano sedendosi su sedili di legno lungo le pareti, come motivo centrale ha il graticcio simbolo della penitenza offerta dalla clausura, alle estremità della Sala sono presenti i medaglioni su cui sono raffigurati vedute bucoliche di un paesaggio marino, di campagna, di città, incorniciate da numerose decorazioni simboleggianti la pace – foglie di palma –, il sacrificio divino e l’Eucarestia con tralci di uva gialla e nera.

Durante i restauri del Complesso per ospitare la Facoltà, sono state mantenute alcune testimonianze dell’originaria funzione dell’edificio come l’antico comunichino, grate di ferro battuto utilizzate dalle monache per comunicare celando sempre il volto.

Tale monastero fu soppresso durante il decennio francese, fu poi acquistato nel 1907 dall’Università Federico II, nel 1932 nacque il museo di Paleontologia per accogliere la collezione dei fossili iniziata ai primi dell’Ottocento da Ferdinando IV di Borbone, Monarca molto illuminato e promotore di molte collezioni uniche confluite nel Museo archeologico di Napoli e in quello di Capodimonte.

Articolo in media partnership con polveredilapislazzuli.blogspot.it
(aprile 2019)

Tag: Annalaura Uccella, Napoli, Museo di Paleontologia, era dei dinosauri, Ciro, uccello elefante, trilobiti, era Mesozoica, Triassico, Giurassico, Cretaceo, Preistoria, carnosauri, pterosauri, Scipionyx Samniticus, Uomo di Neanderthal, Ciclopi, pavimento del Museo di Paleontologia di Napoli.