Maria Renata Sequenzia
Omaggio ad una vera patriota italiana

«Non omnis moriar»!

Le vite umane sono transeunti ma i valori restano, germogliando attivamente nei cuori e nelle menti di chi onora le bandiere della Patria nel segno della fede e della speranza.

Maria Renata Sequenzia è «andata avanti» lasciando un esempio di alto patriottismo nella sua lunga opera di educazione dei giovani, di fervida pubblicista, e di impegno etico-politico nella meritoria Presidenza del Movimento Nazionale Istria Fiume Dalmazia, sempre attivo in difesa dell’italianità. Ultimamente, le condizioni di salute non le avevano più consentito di partecipare alla vita pubblica, ma non mancava di far pervenire in ogni occasione un messaggio di fiducia ed incitamento.

Un’immane tragedia come quella del genocidio perpetrato dagli Slavi con l’allucinante strage delle foibe ed il conseguente Esodo dei 350.000, fu oggetto del suo costante e straziante ricordo, tanto più commendevole in una stagione di pervicaci silenzi e di antistoriche valutazioni negazioniste.

Era nata a Trieste nel 1924 da famiglia dalmata (i nonni erano originari di Lussino). Esule a Verona, che divenne la sua seconda patria, aveva studiato a Firenze, presso la cui Università si era laureata in Lingue e Filologie Classiche col massimo dei voti. La sua straordinaria cultura venne dedicata prioritariamente all’insegnamento negli Istituti superiori ed all’attività di pubblicista: tra l’altro, nella seconda metà degli anni Quaranta fu corrispondente da Stoccolma del quotidiano scaligero «L’Arena» con una serie di servizi assai coinvolgenti sul Premio Nobel.

Alla stregua delle sue origini e del naturale patriottismo familiare accentuato dall’Esilio, aveva acquisito una straordinaria sensibilità per la storia giuliana e dalmata e per il «vulnus» sofferto dall’Italia e dai suoi figli migliori con l’iniquo «diktat» del 1947 (e più tardi col vergognoso trattato di Osimo). Proprio per questo, aveva sviluppato vincoli di affinità spirituale con Maria Pasquinelli, al cui dramma fu sempre attenta partecipe, non meno che al suo complesso percorso spirituale.

La professoressa Sequenzia fu altrettanto attiva nella difesa dei valori cristiani e civili, in una generosa battaglia a favore della vita, contro l’aborto e l’eutanasia, ma nello stesso tempo, sempre pronta ad un dialogo costruttivo: esempio perenne di saldi convincimenti, in esemplare convergenza di pensiero ed azione. Nello stesso tempo aveva sviluppato una fertile sensibilità artistica in collaborazione con la Soprintendenza ai Monumenti di Verona.

All’inizio degli anni Ottanta era stata vicina alle battaglie radicali per la tutela dei diritti dell’uomo e del cittadino, ma poi si era dissociata da quelle posizioni, in primo luogo per l’atteggiamento dichiaratamente filo-slavo assunto da Marco Pannella e dalla dirigenza del partito (senza dire della pregiudiziale abortista in chiara antitesi con la sua fede). Ad un occhio disattento poteva sembrare animata da istanze di retroguardia: invece, era profondamente convinta della necessità di battersi per valori non negoziabili, nella certezza che la partita fosse tutt’altro che perduta, e che l’avvenire avrebbe reso giustizia.

In questo, era fedele al vecchio insegnamento di Monsignor Antonio Santin, l’eroico Vescovo di Trieste e Capodistria che aveva patito le angherie partigiane nell’esercizio del proprio ministero pastorale e che non aveva mancato di sottolineare come le vie dell’iniquità non possano essere eterne.

Coniugare la nobiltà dei sentimenti con la forza della prassi richiede una matura consapevolezza critica ed una sana visione patriottica, che sono patrimonio sicuro degli eletti. Come questa indimenticabile Presidente del Movimento Nazionale Istria Fiume Dalmazia, dal cui esempio è cosa buona e giusta «trarre gli auspici».

(ottobre 2015)

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