Littoria/Latina celebra 90 anni
(18 dicembre 1932 – 18 dicembre 2022)

Nel corso degli anni Trenta, l’Italia vide sorgere 147 città di fondazione, all’insegna di un crescendo davvero rossiniano, in coincidenza con la totale scomparsa delle millenarie paludi pontine, e di altre zone malsane. Con la sola eccezione degli abitati istriani di Arsia e Pozzo Littorio che furono ceduti alla Jugoslavia a fronte dell’iniquo trattato di pace (10 febbraio 1947) e che oggi si trovano in territorio croato, sono tutti centri di varie dimensioni e dislocazioni geografiche che continuano a vivere egregiamente grazie a strutture architettoniche e urbanistiche funzionali e razionali, e movimenti d’immigrazione che in alcuni casi hanno assunto carattere vivace, a tratti impetuoso.

A memoria d’uomo, non era mai accaduto che nel giro di pochi anni avesse luogo una proliferazione altrettanto importante.

Il caso più noto, e certamente esemplare, resta – con tutto il suo territorio – quello di Littoria (Latina) che il 18 dicembre 2022 ha celebrato il suo 90° anno di vita, con una serie di manifestazioni importanti e con una visibilità particolarmente ragguardevole perché si tratta della sola città di fondazione che sin dall’inizio sia stata elevata al rango di capoluogo provinciale, non senza l’apporto degli altri maggiori aggregati urbani sorti nel suo comprensorio (Aprilia, Pomezia, Pontinia, Sabaudia).

Al pari delle predette consorelle pontine, e anche di quelle istriane, pugliesi, sarde e via dicendo, Littoria fu costruita in tempi rapidi come non mai, ma nello stesso tempo, con forti attenzioni tecniche, dalla progettazione all’esecuzione, o dalle infrastrutture alla scelta dei materiali, che sono rimaste un modello e riscossero, non a caso, valutazioni di alto apprezzamento e di specifico interesse anche da parte dell’architettura estera.

Nondimeno, il motivo di richiamo più forte nella sensibilità nazionale, non solo dell’epoca, è quello di natura etica: da una parte, perché l’Agro Pontino, a seguito di un’opera di bonifica e di colonizzazione ciclopica in cui durante i secoli si erano cimentati invano diversi Imperatori e Pontefici Romani, per non dire dei primi Governi dell’Italia unita, aveva consentito di dare casa e lavoro a migliaia di famiglie immigrate da altre regioni, in specie del Nord, ivi compresi tanti ex combattenti della Grande Guerra; e dall’altra parte, perché la provincia di Littoria, con i suoi borghi che onorano nei propri toponimi i luoghi sacri del Primo Conflitto Mondiale (Bainsizza, Carso, Grappa, Hermada, Isonzo, Montello, Piave, Podgora, Sabotino, Vodice e via dicendo) parla al cuore degli Italiani memori.

Questi valori diventano tanto più importanti in un’epoca di edonismo e di relativismo come quella attuale, resa più triste dai rinnovati venti di guerra tornati a spirare inopinatamente e dolorosamente anche in Europa, rammentando quanto sia sempre attuale la teoria ciclica di Giambattista Vico secondo cui gli uomini, prima di «avvertire con animo perturbato e commosso» e soprattutto di «ragionare con mente pura», lasciano parecchio spazio alla stagione dei «bestioni tutta ferocia».

Si tratta di valori che hanno assunto motivi di ulteriore e rinnovata attualità nel momento in cui Littoria onora i 90 anni dalla sua fondazione, fedele al ruolo di città capoluogo più giovane d’Italia: un motivo di maggiore apprezzamento perché ha saputo crescere in maniera rapida e forte senza dimenticare il fervore patriottico delle proprie origini, diventando valido esempio per altre città e per altri comprensori.

Fra i tanti eventi che si sono susseguiti nella sua storia recente – per non dire di quelli iniziali che vivono indelebilmente nella memoria collettiva – basti ricordare, a suffragio dell’assunto, il clima di sana e vibrante partecipazione con cui furono accolti gli Alpini o i Bersaglieri in occasione delle rispettive Adunate nazionali: molti di loro rammentano sempre con commossa simpatia un alto fervore di bandiere e di messaggi, oggettivamente superiore a quello manifestato in occasioni simili da diverse città maggiori.

Nella stessa ragionata simpatia (con riferimento prioritario all’etimo della parola) si deve rammentare lo spirito della ricostruzione con cui la nuova Latina seppe risorgere dopo la fosca stagione della Seconda Guerra Mondiale, quando – suo malgrado – si era trovata sulla linea del fronte per tanti mesi (a seguito dello sbarco anglo-americano in agro di Anzio e Nettuno) assistendo a episodi eroici di rinnovato valore, e poi annullando in tempi funzionali i danni che le vicende militari avevano apportato alla bonifica e alle strutture urbane.

Al raggiungimento dell’obiettivo ha contribuito, fra l’altro, una politica di recupero, e quindi, di valorizzazione del territorio anche nell’industria e nel terziario, che si è coniugata positivamente con la primigenia vocazione agraria.

Littoria, per le origini extraterritoriali del suo popolo largamente prevalenti, e per l’apporto d’impegno e di sacrificio richiesto ai gloriosi «pionieri» ma rimasto nello spirito di tutti, non è una città provinciale. Anzi, ha valorizzato speranze generose e vocazioni a carattere «universale» conformi a quelle diffuse in Italia all’epoca della fondazione: a esempio, con le attese, i progetti e le realizzazioni di uno sviluppo economico accelerato che, per l’appunto, ha saputo coniugare agricoltura, industria e terziario in una sintesi spesso difficile, senza trascurare formazione e cultura.

Ciò si deve alla «forza inventrice della volontà che veramente vuole» che come tale, per dirla con le parole di Benedetto Croce, è idonea a «spostare largamente la linea del possibile» grazie alla forte tempra della sua gente, e con l’apporto dei suoi amministratori storici più illuminati, tra cui piace ricordare, se non altro per uno straordinario «ottimismo della volontà» e per un esemplare senso patriottico già manifestato nella dura esperienza del periodo bellico, il compianto Sindaco Ajmone Finestra (Senatore della Repubblica e Medaglia d’Argento al Valor Militare).

Sono tutte buone e valide ragioni che suffragano un omaggio non formale a Littoria/Latina da parte della sua cittadinanza passata, presente e futura, e con esso, un convinto augurio in occasione dei suoi primi «90» da parte di chi ha la ventura di apprezzarne direttamente un alacre pragmatismo, ma nello stesso tempo la «perseverantia in bonis operibus», e quindi, la coerente fedeltà alle origini.

(febbraio 2023)

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