Diktat del dieci febbraio 1947
Alcune verità scomode sulla genesi del trattato di pace[1]

Il comportamento dei tre Ministri Occidentali degli Affari Esteri – l’Inglese Bevin, il Francese Bidault e l’Americano Byrnes – in sede di Conferenza della pace unitamente al Sovietico Molotov potrebbe essere oggetto di studio, più da parte di psichiatri che di storici.

Partiti dalle quattro linee proposte dai delegati dei loro Governi nella Commissione quadripartita che nel marzo 1946 aveva visitato la Zona «A» della Venezia Giulia occupata dagli Anglo-Americani, e la Zona «B» occupata dagli Jugoslavi, costoro ebbero l’incarico di proporre, per il trattato di pace con l’Italia, il confine meno ingiusto, e cioè quello che avrebbe lasciato il minor numero di cittadini sotto sovranità straniera. Mentre era opinabile la previsione secondo cui le tre linee «occidentali» avrebbero creato tali vittime civili, era indiscutibile che la linea russa avrebbe lasciato tutti gli Italiani della Venezia Giulia sotto la Jugoslavia, e nessuno Sloveno o Croato sotto l’Italia. Ciò risultava chiaramente dalle discussioni fra i «Quattro» riportate nei verbali delle riunioni. Quindi, la linea russa avrebbe dovuto essere cancellata dalle proposte perché contraria al mandato da rispettare: in una logica ineludibile, era questa la posizione a cui i tre Ministri Occidentali si sarebbero dovuti attenere, con l’alternativa di rinunciare all’incarico di fronte alle imposizioni di Molotov. Invece, dai «dialoghi fra sordi» di Parigi è uscita la proposta inumana di una linea mediata fra quelle degli Occidentali medesimi, e quella russa obiettivamente inaccettabile[2].

Non va dimenticato che De Gasperi aveva chiesto ai «Quattro» la linea proposta nel 1919 dal Presidente Americano Wilson, che corre bene ad Est di quelle del 1946: mentre la Jugoslavia pretendeva un confine peggiore per l’Italia rispetto a quello del 1866 con l’Impero Austro-Ungarico, il premier trentino partiva da una posizione obiettivamente rinunciataria, oltre a non pretendere il promesso plebiscito per evitarlo in Alto Adige. Così, egli prendeva atto che la sorte di Zara era stata decisa dai feroci bombardamenti del 1944 e non subordinava il ritiro italiano sulla linea Wilson a precise garanzie sullo «status» dei cittadini che restavano ad Est, a cominciare da quelli fiumani.

Il Ministro più colpevole del cedimento di Parigi è colui che aveva chiarito e sostenuto con maggiore convinzione la sua linea, e dichiarata improponibile quella russa, cioè l’Americano Byrnes. Nessun motivo di dover «superare l’impasse» può giustificare, anche dopo tanto tempo, il vile comportamento dei tre «B». Essi erano i delegati delle tre sole Potenze mondiali allora dotate del deterrente nucleare davanti alla Russia sovietica, a dover proporre il confine italo-jugoslavo meno ingiusto: eppure, si lasciarono suggestionare dal delegato di Stalin, padrino di Tito.

Costui non aveva alcuna ragione accettabile per sostenere la linea russa, e non fu neppure invitato a farlo, cosa che avrebbe sottolineato l’inconsistenza della proposta sovietica alla luce del mandato ricevuto. È indiscutibile che l’unica mossa onorevole che restava a ciascuno dei tre, in qualità di Uomo ancor prima che di Ministro, sarebbe stata quella di ritirarsi dalla Conferenza, vista l’impossibilità di arrivare ad una proposta comune, ma i tre hanno perduto la faccia assumendosi la responsabilità storica del cedimento. Nondimeno, essendo personaggi «intoccabili» da vivi e da morti, quell’incontrovertibile episodio resta sostanzialmente «secretato»: se si domanda ad uno storico chi è «responsabile» (espressione impropria) del confine che ha soffocato Trieste e Gorizia, nessuno risponde coi nomi dei «Quattro di Parigi» del 1946.

Si può fare un’altra considerazione che viene spontanea pensando all’esito di quel confronto. Ne risulta, relativamente alla «energia psichica» dei «Quattro», l’indiscutibile superiorità del Russo rispetto agli Occidentali. Duemila anni fa, Gesù Cristo ci ha insegnato che i «figli delle tenebre sono più accorti che non i figli della luce»: ebbene, l’azione del delegato di Stalin, munito di «accortezza» e di conseguente «energia psichica» è stata tale da condizionare pesantemente quella dei tre Occidentali, riuscendo a portarli ad avallare la sua proposta confinaria inumana, rinunciando senza reazione alle loro convinzioni, in precedenza vigorosamente sostenute davanti al collega sovietico. Non li ha fermati dal vergognoso cedimento nemmeno il pensiero che i futuri storici, leggendo i verbali delle riunioni, avrebbero potuto giudicare il chiaro «voltafaccia» alla luce delle loro convinzioni e dei loro dichiarati fermi propositi di obbedire al mandato ricevuto per il delicato incarico.

Sembra impossibile che tre persone rappresentanti di tre Nazioni potenti abbiano potuto cambiare pensiero tutte insieme di fonte all’imposizione senza fondamento di Molotov. Resta la curiosità su quale mezzo egli abbia usato per compiere un così efficace lavaggio dei cervelli dei colleghi, operazione condotta non in una stazione della polizia sovietica ma nel Palazzo del Lussemburgo, nella libera Parigi di De Gaulle.

Quale ulteriore atto di accusa, si può sottolineare come il deprecato cedimento abbia peggiorato la situazione di obiettiva violazione dei conclamati diritti umani, nella quale erano stati costretti ad operare già in partenza i «Quattro di Parigi» delegati a proporre dall’alto un confine, invece di stabilire per i cittadini interessati il diritto ad un libero plebiscito sotto controllo internazionale, come previsto dai ripetuti impegni dei vincitori.


Note

1 Dopo la scomparsa del Professor Italo Gabrielli (Pirano 1921-Trieste 2018) si è ritenuto congruo e doveroso onorarne la memoria con la pubblicazione di questo inedito che avrebbe dovuto trovare spazio nel suo Istria Quarnero Dalmazia: occasione per riaffermare alcune verità storiche, Trieste 2009, pagine 421-444, ma che non venne dato alle stampe per ragioni di opportunità ormai venute meno. Il testo è conforme all’originale, fatte salve alcune ininfluenti modificazioni formali.

2 In tutta sintesi la linea russa prevedeva l’arretramento del confine sino all’Isonzo, mentre quelle inglese ed americana lasciavano all’Italia Trieste, e la costa occidentale dell’Istria con Pola (quella statunitense anche Albona ed il suo comprensorio minerario). Alla fine, prevalse la soluzione francese che sacrificava quasi tutta l’Istria e creava il Territorio Libero di Trieste, peraltro mai istituzionalizzato.

(aprile 2018)

Tag: Italo Gabrielli, Ernest Bevin, Georges Bidault, James Byrnes, Vjaceslav Molotov, Thomas Woodrow Wilson, Alcide De Gasperi, Josip Stalin, Maresciallo Tito, Gesù Cristo, Charles De Gaulle.