Storia della Svizzera
Un Paese povero di montagna che diede vita a una grande Nazione

La Svizzera costituisce in qualche modo un’eccezione nel panorama politico europeo, essendo una Nazione eterogenea dal punto di vista linguistico e religioso, sfuggita alle grandi potenze europee che nel corso dei secoli avevano sottomesso gli Stati minori. Il Paese Elvetico, nonostante diversi contrasti interni, ha saputo difendere la sua autonomia e mantenere in vita le proprie istituzioni, diverse sotto molti punti di vista da quelle dei Paesi vicini.

Il nucleo originario della Nazione Svizzera sono le valli minori di lingua tedesca che confluivano nella valle del Reno. Si trattava di territori poveri, isolati dal resto dell’Europa, in precedenza scarsamente romanizzati, compressi in qualche modo tra la Francia e la Germania e sui quali quest’ultima tentava di esercitare il suo potere. I tre territori che daranno vita alla Svizzera, Uri, Schwytz, Unterwald verranno chiamati Waldstatten (Paesi Forestali) proprio per la loro natura ed economia. Nei territori alpini, anche per il loro isolamento, la servitù della gleba era scarsamente diffusa, contadini e pastori si organizzarono in comunità autonome valligiane che si governavano attraverso delle assemblee, anche se all’interno di queste prevalevano in qualche modo le famiglie contadine più ricche. Alcune famiglie nobili fra le quali gli Asburgo, fra il Mille e il Duecento esercitarono il loro potere, di fatto piuttosto limitato. Nel Nord dell’attuale Svizzera gli Asburgo, a quel tempo conti di Alsazia, possedevano un castello (Habsburg) che darà appunto il nome alla casata, e nel corso dei secoli si impegneranno per sottomettere gli Svizzeri formalmente soggetti al loro dominio. Anche Vescovi e Abati dei grandi monasteri esercitarono un loro potere e si scontreranno più volte con le fiere popolazioni montane.

Nel 1291 i tre Cantoni come furono chiamati, sottoscrissero un Patto (in lingua latina, diversamente da quelli successivi scritti in tedesco) con il quale stabilivano di non accettare di essere amministrati da governatori stranieri, di aiutarsi nei pericoli, e di risolvere attraverso dei saggi eventuali controversie. Quaranta anni dopo la vicina città di Lucerna si alleò con i confederati, seguita poco dopo da Zurigo retta dalle corporazioni, Glarona e l’aristocratica Berna. Si venne a formare quindi un’unione composita, formata da valligiani, artigiani, mercanti e nobili. Tale unione non era particolarmente solida, la Dieta Federale aveva poteri limitati, gli interessi dei Cantoni urbani spesso contrastavano con quelli dei Cantoni rurali, mentre i nuovi territori aggregati stabilivano accordi con singoli Cantoni e non con l’intera Confederazione. All’interno dei Cantoni la partecipazione popolare al governo come negli altri Paesi Europei era di fatto limitato, in quelli rurali prevalevano le famiglie più ricche e in quelli urbani una ristretta oligarchia, in alcuni casi degenerata in dispotismo. Nel 1440 si ebbe la prima guerra interna che vide Zurigo contrapporsi agli altri Cantoni per la spartizione dei territori dei Toggenburg, famiglia nobile rimasta senza eredi. Negli anni successivi la Svizzera progressivamente ingranditasi (con territori di lingua francese e italiana) venne in contrasto con la potente Borgogna e con gli Asburgo, i suoi successi militari determinarono la grande considerazione delle sue fanterie in tutto il continente (organizzate secondo uno schieramento che riprendeva dalla falange greca) e i mercenari svizzeri furono a lungo apprezzati e arruolati in Europa. Nel 1499 la Svizzera raggiunse l’indipendenza di fatto, e alcuni anni dopo raggiunse l’apice della potenza arrivando a stabilire nel 1512 per un breve periodo il suo protettorato sulla città di Milano.

Dal punto di vista economico e culturale la Svizzera non fu un grande Paese, lo storico Francesco Guicciardini parlava di loro come di rozzi e bellicosi montanari, la prima Università, sorta a Basilea, risaliva al 1460, in un periodo piuttosto tardo rispetto agli altri Paesi Europei. La contrapposizione con l’Impero doveva essere sentita anche a livello culturale come attesta la leggenda (risalente in forma scritta al Quattrocento) di Guglielmo Tell che si contrapponeva al balivo (funzionario locale) imperiale.

La Riforma protestante si diffuse abbastanza presto, nel 1525 Huldrych Zwingli impose la sua politica iconoclasta a Zurigo, oltre che contro i Cattolici si schierò contro gli anabattisti di tendenze più radicali dal punto di vista politico istituzionale, che vennero brutalmente eliminati.

I Cantoni Cattolici, in prevalenza rurali, poco popolati (circa un terzo della popolazione complessiva), ma più numerosi, tennero il controllo della Dieta e si opposero anche con il sostegno degli Asburgo ai protestanti. Nel 1530 il duca di Savoia tentò di estendersi su Ginevra, e altri tentativi a sostegno dei Cattolici vennero effettuati nel corso del secolo. Nel 1531 si aprì una breve guerra, scatenata anche per ragioni politiche, fra Cantoni Cattolici e protestanti che terminerà con la vittoria dei primi, il culto protestante non venne abolito ma dovette rinunciare ad ampliarsi.

Nel 1536 il francese Giovanni Calvino (Jean Calvin) stabilì il suo governo teocratico a Ginevra, imponendo controlli severi sui comportamenti anche strettamente privati dei cittadini, in quella che potrebbe essere considerata una forma di fondamentalismo religioso. Negli anni successivi la tensione fra Cattolici e protestanti non venne a cessare, tuttavia la Svizzera riuscì a mantenersi neutrale durante la Guerra dei Trent’Anni. In tutta l’Europa i Cattolici propendevano per istituzioni più autoritarie e una religiosità più esteriore, mentre i protestanti erano più propensi all’autogoverno e a una religiosità più viva, ma imposero delle restrizioni maggiori alle libertà individuali dei cittadini. Con la pace di Westfalia del 1648 terminarono i contrasti religiosi nel continente, e per la Svizzera arrivò il formale e definitivo riconoscimento della sua indipendenza.

Nel Settecento la Svizzera conobbe alcune rivolte popolari urbane e contadine, ma anche una buona crescita culturale ed economica impostata sul commercio e le attività bancarie, favorita dalla immigrazione di protestanti francesi fuggiti dopo la revoca dell’Editto di Nantes. Le nuove tecnologie industriali introdotte dagli Inglesi ebbero rapida diffusione nel Paese, che grazie anche alla politica di neutralità rimaneva aperto al resto del mondo. Interessante al riguardo il giudizio di Voltaire sugli Svizzeri, considerati fra i popoli con maggiore istruzione nel continente. La Svizzera era ancora un Paese senza un Governo Centrale, l’unico organo federativo era la Dieta che poteva prendere decisioni solo se votate all’unanimità, i Cantoni avevano ordinamenti interni e alleanze molto diversi uno dall’altro. Anche contro questa situazione nacque nel 1761 la Società Elvetica che promosse l’affermazione dei principi liberali illuministici.

Approfittando di una situazione di grave tensione interna, Napoleone invase il Paese, istituì un nuovo ordinamento nel Paese fortemente centralista (parzialmente rivisto successivamente), stabilì una pesante imposizione fiscale e pur rispettando formalmente la sua indipendenza ne fece un Paese sottomesso alla Francia. Nel 1813 la Svizzera riacquisì la piena indipendenza, ritornò sostanzialmente al vecchio ordinamento, ma le limitazioni agli spostamenti personali e i dazi doganali interni costituirono un ostacolo al suo sviluppo, in particolare alla realizzazione di linee ferroviarie. Di fronte a tale situazione si costituirono vari raggruppamenti politici, dai conservatori ai radicali che furono all’origine di una nuova crisi. Nel 1841 i radicali dell’assemblea federale imposero l’espulsione dei Gesuiti dall’Argovia, quando questi trovarono rifugio a Lucerna gli eserciti radicali minacciarono il Cantone, e ciò spinse sette Cantoni Cattolici a darsi una alleanza segreta, il Sonderbund, e a stabilire un’intesa con l’Austria. Sei anni dopo si arrivò a una breve guerra (con meno di 100 morti) che si concluse con la sconfitta dei Cattolici. La vittoria dei progressisti favorevoli ad un accentramento amministrativo portò nel 1848 a una nuova Costituzione. La Carta Costituzionale approvata prevedeva la creazione di uno Stato moderno e democratico con minori poteri dei Cantoni e un’assemblea legislativa eletta a suffragio universale.

Non fu considerata del tutto soddisfacente e venne rivista successivamente nel 1874, stabilendo maggiori poteri a livello federale ma anche l’introduzione del referendum popolare. Il partito maggiore risultò stabilmente il Partito Radicale (liberali laicisti), la sua politica, come quella degli altri partiti fu comunque moderata.

La stabilità delle istituzioni e la sua politica internazionale neutrale favorì l’insediamento di molte istituzioni internazionali nel Paese con un certo beneficio per l’economia. La Svizzera venne interessata solo marginalmente dalle agitazioni politiche e sociali del primo dopoguerra (sciopero generale del 1918), risentì della crisi economica del ’29 che favorì la formazione di gruppi politici estremisti ma con conseguenze limitate rispetto agli altri Paesi Europei. Nel corso della Seconda Guerra Mondiale il Paese riuscì a mantenere l’indipendenza anche se dovette subire alcune politiche imposte dalla Germania nazista. Negli anni successivi il Paese riprese la sua potente crescita economica, la politica del Governo continuò a ispirarsi a principi liberali, ma singolarmente il voto alle donne venne concesso solo nel 1971. Negli anni Cinquanta venne investito dalla questione del Giura che intendeva separasi da Berna. Lo Stato Svizzero pur tenendosi vicino al mondo occidentale preferì non impegnarsi nella cooperazione internazionale, diede la sua adesione all’ONU solo nel 2002, e non prese parte ai principali trattati europei, limitandosi nel 1972 a un accordo di libero scambio con la CEE, negli ultimi anni la politica del Paese si è concentrata sulla questione dell’immigrazione di lavoratori stranieri, introducendo alcune restrizioni.

(agosto 2015)

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