La storia dell’I.R.A.
La dura lotta del popolo irlandese per la propria libertà

La storia è molto lunga e complicata, risale a secoli fa. Per quel che riguarda la religione, ad esempio, gli antichi Celti d’Irlanda avevano una religione politeista dai riti rudimentali, ai quali riti erano preposti i druidi, sacerdoti pratici di medicina ed esperti nell’arte della divinazione. Riguardo, poi, ai rapporti giuridico-sociali, la legislazione era affidata alle figure dei Breboni, una sorta di giureconsulti. L’Irlanda non fu mai sottoposta alla dominazione romana e a portare il Cristianesimo fu Papa Celestino, nel 431 dopo Cristo; la vera introduzione della fede cristiana si deve però a San Patrizio, che nel 432 predicò il Vangelo e favorì l’istruzione delle popolazioni ancora allo stato barbaro. La diffusione del Cristianesimo fa rapidissima, con la costruzione di numerosi monasteri, seguendo una tendenza che interessò tutta Europa: Francia, Svizzera ed Italia soprattutto.

Ciò avvenne nei secoli VIII e IX; da allora in poi fu un susseguirsi di invasioni danesi, a causa delle quali i monasteri e le chiese erette, vennero sottoposti a sistematiche distruzioni e saccheggi, che culminarono con la battaglia di Clontare, del 1014. Le lotte intestine continuarono feroci, sino a quando Dermond Mac Murrough, Re del Leinster, chiese aiuto a Enrico II, sovrano inglese, a cui prestò giuramento di fedeltà. In tal modo per secoli si instaurò il dominio inglese sulle terre irlandesi. L’aristocrazia protestante finì con l’appropriarsi di tutte le terre e nel secolo XVIII cominciarono a nascere le prime società segrete: i White Boys, di religione cattolica e gli Hearths of Oak, protestanti, per citare le due più conosciute.

Infine, nel 1778 si mitigano in parte le conflittualità contro i Cattolici venendo concessa l’autonomia legislativa agli Irlandesi, mantenendo però l’esclusione degli stessi dal Parlamento. Solamente nel 1829 grazie a D. O ’Connel, venne concesso ai Cattolici l’accesso al Parlamento. Seguirono anni di carestie, fame e povertà (1845-1847), caratterizzati da grandi ondate migratorie verso Paesi quali gli Stati Uniti d’America, che parevano offrire la possibilità di una vita migliore. Continuarono comunque le lotte politico-religiose che sfociarono nella formazione di Leghe contrapposte e confliggenti. Nel 1912 fu Lord Asquit, capo del Governo britannico, a restituire all’Irlanda la propria autonomia politico-amministrativa, proponendo alle due Camere del Parlamento la votazione di un Bill, di un testo di legge fondamentale per la storia irlandese, Bill che venne approvato solamente due anni più tardi, nel 1914. Ciò non fu sufficiente a scongiurare un nuovo, l’ennesimo, tentativo insurrezionale, che divise l’isola in due parti: quella centro-meridionale, interamente di fede cattolica, e quella settentrionale, protestante. Nel gennaio 1919, un’Assemblea Costituente (Dail) proclamava l’indipendenza dell’Irlanda dal Regno Unito ed eleggeva Presidente della Repubblica Eamon De Valera, mentre i corpi paramilitari dell’Irish Republican Army, continuavano le azioni di guerriglia contro i soldati inglesi, considerati alla stregua di un esercito di occupazione straniera. Alcuni appartenenti all’I.R.A. fecero scoppiare nel 1916 a Dublino una violenta insurrezione popolare, che venne però soffocata nel sangue. Londra a quel punto decise di risolvere la questione. L’Ulster, a maggioranza protestante ebbe una larga autonomia e continuò a far parte del Regno Unito, mentre il resto del territorio irlandese costituì un «dominion» nell’ambito del Commonwealth. La maggioranza cattolica sviluppò un acceso nazionalismo che portò alla riesumazione della lingua gaelica e ad un progressivo distacco dalla Gran Bretagna. Il 18 aprile del 1949 venne dichiarata l’indipendenza della Repubblica Irlandese, ponendo fine ad ogni legame con l’Inghilterra ed il Commonwealth. La campagna terroristica dell’I.R.A. (Irish Republican Army), dichiarata fuori legge dal 1939, riprendeva con forza le azioni di sabotaggio, lasciandosi alle spalle un’interminabile, dolorosa scia di sangue, che continua tutt’oggi.

Tratto dal romanzo autobiografico:
"Dolci, tristi ricordi"
di Lillina Milanesi Arzani (Ercolina Milanesi)
(giugno 2010)

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