L’identità nazionale polacca e la Chiesa Cattolica
Un legame inscindibile legò la Chiesa Cattolica allo sviluppo dell’identità nazionale polacca

Una delle questioni più controverse nella storia contemporanea è il ruolo delle organizzazioni religiose nei cambiamenti sociali e culturali che coinvolgono Nazioni come la Polonia, in cui la Chiesa Cattolica ha avuto un ruolo preminente nella politica e nella cultura ed in cui la sua funzione nella costruzione dell’identità nazionale è chiaramente visibile.

Il rapporto che lega la Polonia e i Polacchi alla Chiesa Cattolica è millenario e risale al duca Mieszko I battezzatosi nel 966 per rafforzare la posizione del proprio Stato di fronte al pericolo rappresentato dagli Imperatori Tedeschi[1]. Iniziava in questo modo una storia complessa, nel cui corso la Chiesa Cattolica avrebbe assunto, in diversi frangenti, il ruolo di Chiesa Nazionale[2].

È importante rilevare come la forte posizione acquisita dalla Chiesa Cattolica Polacca sia connessa a particolari eventi storici; la Chiesa fungeva non solo da istituzione religiosa ma anche da significativa icona nazionale quando le istituzioni politiche polacche erano deboli, particolarmente nel lunghissimo periodo di perdita dell’indipendenza nazionale[3], dalla fine del XVIII secolo al 1918 con la fine della Prima Guerra Mondiale, con una spartizione del territorio polacco fra Austria, Prussia e Russia.

Nel XIX secolo la Chiesa Cattolica giocò un ruolo cruciale nella costruzione delle identità nazionali nell’Europa dell’Est, in modo particolare in quei territori in cui possedeva un sostegno dalla maggioranza della popolazione, divenendo, inoltre, un punto di riferimento per coloro che cercavano un «background» ideologico al loro nazionalismo. In Polonia, la Chiesa Cattolica era considerata una guida dai patrioti che cercavano di opporsi alla dominazione straniera, costituendo la maggiore, se non unica, forza di opposizione all’occupante straniero. Si sviluppò, dunque, un legame tra Cattolicesimo ed identità polacca che fu interpretato dagli stessi Polacchi come l’elemento predominante del nazionalismo e della stessa identità nazionale[4].

La Chiesa Cattolica univa i Polacchi contro i nemici nazionali e, allo stesso tempo, creava un legame con i Polacchi che abitavano nei territori sotto dominazione straniera, dando origine, tuttavia, ad una separazione fra Polacchi e Tedeschi protestanti, ortodossi Ucraini e Bielorussi, musulmani ed Ebrei, che erano allontananti dalla crescente identificazione dell’identità polacca con il Cattolicesimo e dalla costruzione di una nuova identità nazionale così strettamente connessa alla religione. È interessante rilevare come l’assenza di uno Stato Nazionale Polacco nel XIX secolo, quando si sviluppò il nazionalismo, portasse alla creazione di un’identità nazionale polacca creatasi sulle basi di una cultura etnica: lingua, religione, mitologia, memorie delle vittorie passate e della perdita della sovranità nazionale. L’uso della lingua polacca rafforzava l’identità nazionale poiché si opponeva alle lingue delle potenze occupanti, inoltre, le misure limitative al suo utilizzo ne accrescevano il valore simbolico.

L’immagine costruita della Nazione Polacca non includeva comunità diverse dal punto di vista etnico e la religione cattolica diveniva un elemento saliente della nuova identità nazionale.

Durante il periodo comunista, la Chiesa Cattolica fu percepita come una forza che si opponeva allo Stato comunista, ed in particolare alla trasformazione comunista della società per ciò che concerneva l’economia, la struttura e la cultura. La Chiesa si oppose all’ateismo ufficiale, alla secolarizzazione dell’educazione e all’eliminazione degli elementi religiosi dalla tradizione nazionale. La Chiesa combatté la nazionalizzazione dell’economia, l’introduzione del sistema del partito unico, la soppressione dell’opposizione politica, impegnandosi altresì contro la legalizzazione del divorzio e dell’aborto.

Dal punto di vista ideologico, la Chiesa Cattolica si concentrò prevalentemente sulla sovranità e sulla costruzione dell’identità nazionale in modo tale da rendere la religione un elemento centrale. Il comunismo, dunque, era un fattore completamente estraneo, incompatibile con l’essenza e la tradizione delle società dell’Europa Orientale.

È interessante evidenziare come sia lo Stato comunista sia le forze di opposizione, inclusa la Chiesa Cattolica, costruissero un’immagine unitaria del Paese; nel modello simbolico del mondo politico, come costruito dallo Stato comunista, la Nazione era unita nel suo cammino verso il socialismo sotto la guida del Partito Comunista. L’opposizione costruì un modello in cui la Nazione era unita contro lo Stato comunista; la Chiesa Cattolica era considerata come la suprema guida dell’opposizione e leader della Nazione, l’unica istituzione indipendente nello Stato, completamente identificata con gli interessi nazionali polacchi. Dal punto di vista politico, la Chiesa e gli oppositori del regime comunista presentavano la società come composta di due parti distinte e in conflitto: lo Stato comunista ateo e la Nazione Polacca Cattolica. In questa visione semplicistica non vi era posto per altre divisioni interne, come quelle rappresentate dalle minoranze etniche e religiose, dalle differenze di status e di classe, dal sesso che avrebbero potuto rappresentare degli elementi di debolezza per una Nazione unitaria.

Il principio dell’unità nazionale ha avuto un’importanza notevole nell’ambito ideologico, per la Chiesa è stato sempre legato all’idea che il Cattolicesimo abbia costituito per secoli l’essenza dell’identità polacca, che fu mantenuta attraverso i secoli di dominazione straniera proprio grazie alla salvaguardia delle tradizioni nazionali cristiane. È interessante notare come, allo stesso tempo, la Chiesa seppe adottare anche dei comportamenti inclusivi nei riguardi, per esempio, degli intellettuali liberali, facendo in modo che scrivessero sui giornali cattolici, organizzando pubbliche letture o rappresentazioni negli edifici ecclesiastici. Questa strategia di inclusione ebbe un enorme impatto sulla politica polacca.

In conclusione, è possibile affermare che la Chiesa Cattolica ebbe un peso enorme sulla fine del comunismo; si rifletta sulla figura di Giovanni Paolo II divenuto il simbolo di una Chiesa anticomunista, la prova vivente che la Chiesa Cattolica sotto la dominazione comunista aveva prodotto una personalità dotata di doti morali e intellettuali così elevate da accedere al soglio di Pietro. Giovanni Paolo II divenne il simbolo sia dell’indipendenza nazionale sia del legame esistente tra l’Europa Occidentale ed Orientale, un legame che i regimi comunisti avevano tentato invano di recidere[5].


Note

1 Confronta A. Gieysztor, Storia della Polonia, Milano, Bompiani, 1983.

2 Confronta J. Kłoczowski, A history of Polish Christianity, Cambridge, Cambridge University Press, 2000.

3 Confronta J. Kłoczowski, The Outline of The History of the Catholic Church in Poland, Krakòw, Znak, 1986, pagine 235-254.

4 Confronta Z. Mach, Symbols, Conflict and Identity, Albany, SUNY, 1993, pagine 147-152.

5 Confronta J. Kubik, The Power of Symbols against the Symbols of Power, Pennsylvania, The Pennsylvania State University Press, 1994, pagine 130-146.

(marzo 2014)

Tag: Daniela Franceschi, Polonia, Chiesa Cattolica, identità nazionale polacca, Europa.