Chisinau, capitale della Moldova
Un Paese scivolato dal comunismo alla libertà, ma senza saperla gestire

Dopo due ore circa di volo, su un aereo della compagnia romena «Tarom», partito da Bucarest, finalmente sono giunta a Chisinau, capitale della Repubblica Moldova, un Paese piccolo, agricolo, confinante all’Ovest e Sud-Ovest con la Romania e al Nord, Est e Sud con l’Ucraina.

Come sono scesa dall’aereo ho dovuto recarmi alla dogana per compilare un formulario di dichiarazione doganale. Bisogna essere molto esatti nel scrivere la quantità di denaro che si introduce nel Paese e tutti gli altri valori, tipo computer, videocamera, gioielli, eccetera. Il passaporto deve essere valido almeno tre mesi dall’entrata nel Paese. Il visto è richiesto a tutti i cittadini che non fanno parte degli ex Paesi Sovietici.

Chisinau conta circa 700.000 abitanti e la Moldova circa 3 milioni e mezzo.

La Moldova resta il più povero tra i Paesi Europei, con l’80% della popolazione che vive al di sotto della soglia di povertà.

I Moldovi, che parlano romeno, sono l’etnia dominante (circa i due terzi). Il secondo blocco etnico è costituito da Russi e Ucraini (con circa il 13% a testa), seguono poi i Bulgari e i Gagausi (Cattolici che parlano una specie di lingua turca).

La Moldova è un Paese allo sbando in cui nessuno ha più diritti o qualcosa in cui credere. Un Paese che 25 anni fa ha scoperto di essere libero, senza sapere gestire l’acquisita libertà.

Gran parte dei Moldovi, come i Rumeni, rimpiangono il comunismo, semplicemente perché, ai tempi del comunismo, avevano poco ma l’avevano e nessuno era obbligato ad emigrare per trovare lavoro. Ai tempi del comunismo chi riusciva ad «emigrare» era considerato più un fuggiasco che un emigrante. Le fabbriche, che avevano una produzione competitiva solo all’interno del mercato delle 15 Repubbliche, sono state chiuse. Le poche, ancora attive, a fine mese non versano lo stipendio ai propri dipendenti, ma pagano con i beni prodotti, che i dipendenti tentano di svendere dove è possibile. La stessa cosa succede in Ucraina, della quale la Moldova era, geograficamente, parte integrante. Il 32% della popolazione è dipendente statale e riceve lo stipendio con ritardi che superano i sei mesi.

La povertà si è così trasformata in miseria. Una miseria che ha mille volti. Un padre che vende un rene per 3.000 dollari per riparare la casa per affrontare il rigido inverno. La madre che vende il figlio per 5 dollari agli zingari. Ragazze vendute almeno tre volte prima di arrivare ai Balcani e in Italia. Essendo il sistema sanitario moldovo arretrato e privo di soldi, purtroppo, nei reparti maternità, vengono abbandonati bimbi e lasciati nell’indigenza. La sanità, durante il comunismo, era gratuita. La qualità era scadente, ma vi era un minimo di assistenza accettabile, seppure spartana. Ovviamente la nomenclatura di partito, le loro famiglie e i loro raccomandati potevano permettersi cure costose in cliniche private. Le cure «di base» sarebbero, ufficialmente, ancora gratuite, ma, di fatto, alla fine si paga una giornata di ricovero quanto lo stipendio di un mese.

In una intervista, tramite interprete, ho udito raccontare un fatto talmente raccapricciante che faccio fatica, ancora oggi, a credere. Due dipendenti di una clinica oncologica moldova sono stati licenziati per aver gettato, nella spazzatura, 12 chilogrammi di resti umani che, poi, due donne avevano tentato di vendere in un mercato di Chisinau, spacciandoli per manzo. Un uomo si era accorto che la carne da lui acquistata in un sacchetto di plastica trattava un seno amputato durante una operazione. I dipendenti erano usi a gettare i resti umani nei cassonetti. Che vi sia gran miseria è ovvio, però questo fatto mi pare impossibile.

Come in Romania esistono i ricchi ed i poveri. Il ceto medio è scomparso. I medicanti sono una moltitudine e i bambini abbandonati sono a centinaia. Gli orfanotrofi sono stati chiusi per mancanza di fondi. L’accattonaggio esiste in particolar modo a Chisinau e a Tiraspol. Lungo le vie della città, si vedono dei piccoli esseri lerci, sporchi che tendono la mano per una monetina. L’affidamento e l’adozione di bambini orfani sono ancora in vigore, ma l’iter si è fatto più lungo e complicato per i casi di bambini finiti nel turpe giro della pedofilia internazionale ed in quello criminale dell’espianto degli organi.

Il tasso di trafficanti di droga, di mafia e di prostituzione è altissimo. Ufficialmente il Governo Moldovo è impegnato «duramente» nella lotta al narcotraffico ma, in effetti, alte personalità del Governo ed alti ufficiali della polizia sono collusi con le varie mafie, fino ad arrivare a vere e proprie complicità. Una situazione, questa, comune a quasi tutte le ex Repubbliche Sovietiche.

Per i ricchi vi sono alcuni casinò a Chisinau e a Tiraspol, la capitale della Transnistria (piccola regione secessionista, fedele alla Russia, nella parte orientale della Moldova).

Quando ho ripreso l’aereo per ritornare in Italia, la mia mente ed il mio cuore sono rimasti in quel Paese dove la miseria è veramente immensa e dei bimbi, che dovrebbero giocare felici, come tutti quelli della loro età, sono costretti a vivere senza un tetto, senza un piatto caldo e senza un affetto.

(maggio 2016)

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