Diga di Assuan
Vantaggi e contrarietà

Già nel passato si era ventilata la possibilità di costruire una diga nelle vicinanze di Assuan. Infatti, nell’XI secolo, il Califfo Al-Hakim convocò l’ingegnere iracheno Alhazen, affinché provvedesse a progettare le opere necessarie alla regolamentazione delle inondazioni del Nilo. Dopo che fu riconosciuta l’inattuabilità di quel progetto, tutto fu insabbiato.

Quando nel 1882 i Britannici invasero l’Egitto, si resero conto che una diga sul Nilo avrebbe migliorato la sua situazione ambientale. Fu progettata da Sir William Willcocks, coadiuvato da diversi ingegneri. I lavori iniziarono la sua costruzione nel 1898 e giunsero al completamento nel 1902; il 10 dicembre di quell’anno, il duca di Connaught e Strathearn la inaugurò.

La tipologia scelta per la diga fu a «contrafforte a gravità». Il contrafforte prevedeva la presenza di molte porte che ogni anno erano aperte per lasciare transitare l’acqua, ricca in sedimenti nutrienti, destinata alle inondazioni. Il materiale usato fu di muratura recuperata da demolizioni e con una rifinitura della facciata in elementi di granito rosso provenienti da una cava esistente nei pressi di Assuan. Importante fu la costruzione di una chiusa navigabile, prevista sulla parete occidentale, avente lo scopo di consentire alle navi di raggiungere la seconda cataratta; in precedenza, il tratto era percorso con le navi in secca.

La diga, costruita a Sud di Assuan a partire dal 1899 per controllare le piene del fiume, fu messa in funzione nel 1902. La sua posizione corrisponde a quella dove un tempo era la prima cataratta del Nilo, vale a dire a un migliaio di chilometri dalla foce e a circa 700 chilometri a Sud Sudest della capitale il Cairo. Purtroppo, però, non fu in grado di evitare del tutto le inondazioni. Durante la costruzione, per non perdere i monumenti archeologici situati nella zona destinata a essere allagata, questi furono spostati in altri luoghi. Ma la diga non si rivelò sufficiente per risolvere i problemi del territorio, e questo non solo dopo il primo innalzamento eseguito fra il 1907 e il 1912, ma nemmeno dopo quello attuato fra il 1929 e il 1933. Infatti, dopo aver tergiversato a lungo, in occasione dell’innalzamento del livello dell’acqua che giunse a un pelo dal superamento della diga nel 1946, l’idea di alzarla ulteriormente fu abbandonata, giudicando più conveniente costruirne una nuova e di dimensioni maggiori più verso monte, a sei chilometri della diga precedente.

Pertanto, l’allora Presidente della Repubblica Egiziana Gamal Abdel Nasser si adoperò per far costruire una nuova diga per combattere la siccità del suo Paese, ritenuto uno dei più aridi del mondo. La nuova diga avrebbe consentito di trasformare attorno ai 10.000 chilometri quadrati di deserto in terreni coltivabili, aumentando notevolmente la produzione agricola; inoltre, l’energia pulita elettrica prodotta dalla diga ne avrebbe di molto accresciuta la disponibilità.

Il progetto fu elaborato dal Greco Adrian Danilos con la collaborazione dell’ingegnere italiano Luigi Gallioli, nel 1952. Fu un anno ricco di cambiamenti importanti per il Governo dell’Egitto, dato che si verificò un colpo di Stato che portò alla detronizzazione del Re Faruq e alla contemporanea scalata al potere di Nasser che fu nominato Presidente nel 1956.

Già dal 1953 il Governo Egiziano si era adoperato per trovare i fondi necessari per costruire e per portare a termine la mega diga. Per i finanziamenti necessari, trovò la disponibilità da parte degli USA, attraverso il Segretario di Stato Jhon Foster Dulles, del Regno Unito e della Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo (IBRS). E nel 1955 si stabilirono gli accordi per la suddivisione dei prestiti. Nel 1956, però, ci fu un raggelamento da parte degli USA, giacché Nasser si era messo in contatto con l’Unione Sovietica per avere aiuti tecnici ed economici e per effettuare eventuali acquisti di armi. I contatti con i Russi continuarono, come dimostra la visita al Cairo del Ministro Sovietico Dmitrij Trofimovič Šepilov. Il comportamento di Nasser era chiaro: cercava di avere aiuti sia dall’Oriente sia dall’Occidente. Il tira e molla finì, quando Stati Uniti e Regno Unito dichiararono la loro indisponibilità a fornire finanziamenti. Fu un periodo tumultuoso, di grande peso nella «Guerra fredda», che allora era in atto.

L’Egitto si trovò in grandi difficoltà, ma comunque Nasser, nel 1956, decise di continuare a costruire la diga, usando i proventi derivanti dai passaggi delle navi nel canale di Suez, dopo aver nazionalizzato la Compagnia dello stesso, di proprietà britannica e francese. Nel frattempo giunse la proposta russa di accollarsi un terzo delle spese, accompagnate da assistenza tecnica e progettuale, oltreché da macchinari.

Era il 1960, quando la costruzione ricominciò a pieno ritmo, fino alla sua conclusione avvenuta il 21 luglio del 1970. All’opera contribuirono circa 35.000 lavoratori; i morti per incidenti sul lavoro furono 451, pari a circa l’1,3%. Fin dal 1964 era stato ultimato il bacino di raccolta delle acque, che da allora si era iniziato a riempire, raggiungendo la capacità massima nel 1976.

La diga di Assuan non è la più grande del mondo, essendo la sesta, però le sue dimensioni sono comunque veramente notevoli: la lunghezza è di 3.600 metri, la base di 980 metri per ridursi a 40 sulla sommità, posta alla quota di 111 metri; l’acqua, il cui volume si attesta sui 43 milioni di metri cubi, è disponibile per tutto l’anno, e il deflusso massimo può raggiungere gli 11.000 mc/sec.

Come in tutte le attività che richiedano l’intervento umano, ci sono sempre due aspetti: tutti i vantaggi, che ne possono derivare da un lato, e tutte le negatività che ne possono scaturire dal punto di vista ambientale, dall’altro.

Nel caso in esame, partendo dal primo aspetto, i vantaggi ottenuti sono di seguito riportati.

La presenza della diga ha favorito la formazione di un grande lago artificiale (il Lago Nasser), che ha una lunghezza di 480 chilometri e una larghezza che raggiunge i 16 chilometri (secondo altre fonti, la lunghezza è di 550 chilometri e la larghezza massima di 35 chilometri), dando luogo a una superficie invasa di circa 6.000 chilometri quadrati (per avere un’idea della sua ampiezza, si può qui ricordare che il Lago di Garda è di 370 chilometri quadrati); la larghezza massima è in corrispondenza del Tropico del Cancro, alla latitudine di 23,44° a Nord dell’Equatore.

La disponibilità di acqua per tutto l’anno favorisce l’abbondanza delle coltivazioni, in particolare quella del cotone, ottimo prodotto destinato all’esportazione.

La capacità volumetrica dell’immenso bacino è da 150 a 165 chilometri cubi di acqua. L’invaso favorì le popolazioni, quando ci furono i paurosi allagamenti negli anni 1964 e 1973, con la raccolta delle acque di allagamento, mentre la sua acqua fu un sollievo in occasione delle grandi carestie dei bienni 1972-1973 e 1983-1984.

L’importanza dal punto di vista energetico la si deve ai generatori di corrente, parte sulla vecchia diga e parte su quella nuova, che sono in grado di produrre non meno della metà dell’energia elettrica necessaria all’Egitto, oltretutto ottenuta in modo pulito. A partire dagli anni ’60 del secolo scorso, finalmente tutti gli Egiziani avevano a disposizione l’uso della corrente elettrica.

Peccato che l’industria della pesca, che per se stessa è molto promettente, trovi difficoltà a piazzare la sua merce, a causa della distanza esistente con i mercati.

Le negatività, parlando del secondo aspetto, sono le seguenti.

Per cominciare, si può trovare da ridire sul non essere stato preso in considerazione il possibile danno all’ecosistema, giunto al suo equilibrio nel corso di migliaia di anni, e all’impatto ecologico che ne sarebbe conseguito, facendo riferimento alla flora, alla fauna e, «in primis», all’economia delle popolazioni che da secoli qui vivevano. Le persone costrette ad abbandonare le loro case e a migrare altrove sono state circa 90.000, soprattutto Nubiani, vale a dire gli abitanti di una città di medie dimensioni.

Poi, è da segnalare che la sedimentazione di limo riscontrata a monte della diga si dimostra troppo abbondante. Come è noto, il limo del Nilo, un sedimento di minerali e sostanze nutrienti, è sempre stato il concime naturale per i terreni che affiancano il fiume, sparso naturalmente dalle periodiche inondazioni; non giungendo più oltre le dighe, non può più favorire le coltivazioni, mettendo in crisi le aziende agricole, anche perché queste sono costrette a rivolgersi a concimi e fertilizzanti chimici.

Un’altra negatività è l’incremento subito dalla salinità delle acque, che ha comportato la scomparsa di parecchie specie animali.

E pure l’eccessiva erosione verificatasi a valle della stessa diga ha un peso sensibile, così come i canali di irrigazione derivanti dal Lago Nasser e le sue sponde, che hanno incrementato problemi di natura sanitaria, diventando ambienti malsani, adatti alla malaria (zanzara Anopheles) e ad altre malattie parassitarie.

La diga, se da un lato economico si dimostrò un successo, fu una spina nel fianco degli archeologi, poiché erano in pericolo il sito archeologico di Abu Simbel e tanti monumenti della Nubia, una regione lungo il Nilo, fra la prima e la quarta cataratta, che rischiavano di essere sommersi sparendo per sempre alla vista di studiosi e turisti. A seguito di ciò, ci fu un interessamento veramente energico da parte dell’UNESCO e di altri enti internazionali, che si adoperarono per localizzare i monumenti interessati all’inondazione e, pertanto, al loro trasloco in luoghi sicuri, su un’altura nelle vicinanze del sito d’origine, evitandone la ricopertura di acqua, con il ringraziamento rappresentato da doni di alcuni di questi ai Paesi che avessero contribuito al loro salvataggio.

Il trasloco di maggior pregio fu quello che portò il sito storico di Abu Simbel lateralmente a 300 metri di distanza e a una quota più elevata di 60 metri. L’opera durò cinque anni, dal 1964 al 1968, con l’impegno di un paio di migliaia di uomini. Allo stesso modo fu messo in sicurezza lo stupendo tempio antico di Philae, costruito su un’isola del fiume non molto lontano da Assuan. I monumenti spostati sono stati 24.

Per la cronaca, si riportano i templi che furono regalati: l’Italia ebbe in dono il Tempio di Ellesija, ora al Museo Egizio di Torino; il Tempio di Debod è a Madrid, il Tempio di Dendur è al Metropolitan Museum d’Arte di New York, il Tempio di Taffa è al Rijksmuseum van Oudheden a Leida in Olanda. Al Museo Egizio di Berlino si trova la porta del Tempio di Kalabsha. Altri templi e altre strutture sono ora a Karthoum in Sudan.

La grande diga di Assuan rappresenta un’attrazione turistica di tutto rispetto, attirando moltissimi turisti ogni anno, però è pure una struttura di grande importanza strategica per l’Egitto, tanto che essa e tutto il territorio circostante sono attentamente protetti da insediamenti militari.

(novembre 2021)

Tag: Mario Zaniboni, diga di Assuan, Al-Hakim, Alhazen, inondazioni del Nilo, Sir William Willcocks, Gamal Abdel Nasser, Adrian Danilos, Luigi Gallioli, Jhon Foster Dulles, Dmitrij Trofimovič Šepilov, limo del Nilo, Guerra fredda, canale di Suez, 21 luglio 1970, Lago Nasser, Abu Simbel, Nilo, tempio di Philae, Tempio di Ellesija, Museo Egizio di Torino, Tempio di Debod, Tempio di Dendur, Tempio di Taffa, Tempio di Kalabsha.