Senatore Ajmone Finestra e Professor Italo Gabrielli
Ricordo dei due grandi patrioti nel centenario dalla nascita (1921)

La giovinezza «non è un periodo della vita ma uno stato della mente, tempera della volontà, qualità dell’immaginazione, predominanza del coraggio e dell’ottimismo». In altri termini, è capacità di ripudiare «pusillanimità, paure e disperazioni». Siamo vecchi davvero, solo quando il nostro cuore venga «ricoperto dalla neve del pessimismo e dal ghiaccio del cinismo». In buona sostanza, si può essere vecchi se «gli anni siano sedici» ma si può essere giovani a qualsiasi età anagrafica[1]. Non è una questione di relatività, ma di valori morali, e naturalmente, d’impegno concreto.

Le parole di un grande patriota come il Dalmata Don Luigi Stefani, qui proposte alla comune riflessione, sono davvero elette, ma nello stesso tempo facilmente comprensibili e condivisibili, a più forte ragione sulla scorta di esempi certamente illustri. Qui, si possono ricordare due casi di particolare rilevanza etica e mediatica.

Il primo è quello del Senatore Ajmone Finestra, scomparso dopo aver compiuto il novantennio e dopo aver presentato a Montecitorio la ristampa di un’opera fra le più coinvolgenti, nel novero di quelle uscite dai ricordi personali di Ufficiale italiano, ancor prima che di parlamentare della Repubblica. Si tratta dei Militari Italiani in Dalmazia del secondo dopoguerra, in cui, grazie al forte contributo di coloro che s’impegnarono dalla parte «sbagliata», sono documentate e commentate le stragi perpetrate a danno degli Italiani e dei Serbi per iniziativa dei partigiani comunisti del Maresciallo Tito: un vero e proprio genocidio.

In proposito, conviene aggiungere qualche ragguaglio. Dopo essere stato Senatore per due legislature a decorrere dal 1979, Ajmone Finestra fu anche Sindaco di Latina per due mandati consecutivi dal 1993 al 2002; e le sue elezioni a primo cittadino del capoluogo pontino avvennero quasi a furor di popolo. In particolare, la seconda lo vide trionfare al primo turno con due terzi dei suffragi: se non è un record, poco ci manca. Ne emergono adeguate riflessioni, specialmente in un tempo di crisi dei valori «non negoziabili» come quello attuale: non caso, il «Corriere della Sera», all’indomani di quel raro risultato, riconobbe che una motivazione fondamentale del successo di Finestra era stata, assieme alla competenza, una proverbiale onestà.

Grande combattente quale Ufficiale dei Bersaglieri in difesa di Zara italiana, e sul finire del conflitto nei duri confronti ingaggiati dal Battaglione Venezia Giulia sul tormentato fronte del Verbano, Cusio e Ossola, fu decorato con la Medaglia d’Argento al Valor Militare, e dopo la fine delle ostilità, prigioniero «non collaboratore» nell’allucinante campo alleato di Coltano, dove era stato rinchiuso in una gabbia anche il grande pensatore e poeta americano Ezra Pound. In tutta sintesi, il Senatore Finestra propone un esempio da far conoscere e su cui meditare, specialmente da parte dei giovani: «Il valore della vita si misura dal sacrificio, dalle sofferenze e dalla fedeltà agli Ideali di Onore e di Patria»[2].

Quella del 1921, cui apparteneva Finestra, è stata una classe di ferro. In proposito, si può e si deve ricordare il secondo esempio di cui si diceva. In gennaio, nove giorni prima del futuro Senatore, era nato a Pirano il Professor Italo Gabrielli: grande patriota istriano sempre inflessibile nella lotta per la difesa della sua terra e dei suoi valori, che ha legato il proprio nome, quale Presidente dell’Unione degli Istriani (1975-1980) all’impegno contro l’infausto trattato di Osimo[3] con cui l’Italia aveva ceduto alla Jugoslavia senza contropartite di sorta l’intera Zona «B» del cosiddetto Territorio Libero di Trieste.

Quando nacquero Finestra e Gabrielli, come entrambi non mancavano di ricordare in ogni possibile occasione, erano passate non più di tre o quattro settimane dalla tragica vicenda del Natale di Sangue, quando l’Italia ufficiale, per iniziativa del Governo di Giovanni Giolitti, aveva aperto il fuoco contro il piccolo esercito legionario di Gabriele d’Annunzio: una vera e propria prova di guerra civile, quasi a contraddistinguere l’inizio di un lungo periodo in cui gli Italiani migliori avrebbero dovuto impegnarsi in difesa delle «egregie cose» e che, a pensarci bene, è assai lungi dall’essersi esaurito.

A 100 anni dalla loro nascita, è cosa buona e giusta accomunare questi patrioti in un ricordo che vuole essere, nello stesso tempo, un ringraziamento dovuto, ma prima ancora, un invito ai giovani affinché vogliano «trarre gli auspici» – secondo il perenne auspicio di Ugo Foscolo – dal loro esempio di vita morale e dalla loro capacità di battersi per Verità e Giustizia in modo convinto e leale, anche quando furono posti a confronto con una drammatica stagione negazionista, ma consapevoli del carattere sempre transeunte del male e delle sue suggestioni demoniache.

Ajmone Finestra e Italo Gabrielli non hanno in comune soltanto l’anno e lo stesso mese di nascita, e nemmeno la nostalgia degli Italiani migliori per un sano e commendevole patriottismo come quello che vollero manifestare in una lunga vita di pensiero corroborato dall’azione, senza indulgere a compromessi, ma nello stesso tempo, senza derogare ai principi della correttezza e del rispetto per gli avversari. In questo senso, conviene rammentare che Finestra era riuscito a convincere diverse formazioni cetniche, nel segno della comune avversione al comunismo titoista, a schierarsi dalla sua parte, mentre Gabrielli non lasciò nulla d’intentato per documentare in ogni sede possibile le iniquità del trattato di pace a danno dell’Italia, la vergogna di Osimo e quelle dei riconoscimenti «gratuiti» di Slovenia e Croazia da parte del Governo di Roma, ma pur sempre nella ricerca di un possibile dialogo col momento politico, anche quando gli era ostentatamente negato.

Sia Finestra che Gabrielli, sia pure nel corso di esperienze relativamente diverse ma finalizzate alla difesa di valori analoghi, sono stati uomini che hanno testimoniato con l’esperienza quanto sia sempre valido l’assunto di Seneca riguardante il «vir bonus cum mala fortuna compositus». Infatti, furono costretti a confrontarsi con avversità di particolare rilievo ma vollero affermare la dignità del loro essere anzitutto «Italiani» senza il frastuono di effimeri consensi, ma nella tranquilla coscienza di avere compiuto il proprio dovere.

Pur essendo «andati avanti» ormai da anni, il perenne messaggio patriottico affidato ai posteri da questi patrioti capaci di battersi senza «se» e senza «ma» è motivo di fiducia e di speranza: se non altro, col ripudio di egoismi e particolarismi, nel recupero del valore etico dello Stato, e naturalmente, di quello fatto proprio dai suoi cittadini più consapevoli.

Note

1 Monsignor Luigi Stefani, Giovinezza, in «San Sebastiano», periodico della Venerabile Arciconfraternita della Misericordia di Firenze, anno XLVIII numero 186, pagina 40. L’Autore, Cappellano degli Alpini, Esule da Zara, benefattore indefesso, fondatore dell’Opera del Fraterno Soccorso e dell’Opera per l’Assistenza ai Profughi Ungheresi (1956), ha svolto ruoli di grande rilievo nella vita religiosa e culturale di Firenze dall’immediato dopoguerra alla dolorosa e prematura dipartita, avvenuta nel 1981. Per un’adeguata rivisitazione del pensiero e dell’opera di Monsignore nel quarantennio dalla scomparsa, si veda: Carlo Cesare Montani, Don Luigi Stefani, dal fronte balcanico all’azione di volontariato, in «Nuova Antologia», anno CLVI, numero 2.297, Edizioni Polistampa / Fondazione Spadolini, Firenze 2021, pagine 334-339; e del medesimo Autore, Don Luigi Stefani: pensiero e azione di un patriota dalmata, Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, seconda edizione, Firenze 1996, 80 pagine.

2 Dalla dedica di Ajmone Finestra all’Autore di questo contributo, apposta il 18 settembre 1997 in calce all’opera Dal fronte jugoslavo alla Val d’Ossola: cronache di guerriglia e di guerra civile (1941-1945), Gruppo Editoriale Mursia, Milano 1995: un altro volume assai coinvolgente, nella cospicua produzione letteraria del Senatore Umbro (era nato a Todi), in qualità di storico e testimone. Finestra fu lungamente «ospite» nel terribile campo di Coltano, presso Pisa, dopo essere scampato miracolosamente a battaglie impari combattute dapprima nella ex Jugoslavia e poi in Piemonte, e dopo essere sfuggito altrettanto fortunosamente alla fucilazione per mano partigiana, in agro di Novara.

3 Italo Gabrielli, Istria Fiume Dalmazia: Diritti negati – Genocidio programmato, Lithos Stampa, Pasian di Prato – Udine 2011 (si veda anche la seconda edizione ampliata, con prefazione di Carlo Cesare Montani, Casa Editrice Luglio, Trieste 2018, 168 pagine). Il volume costituisce una «summa» del lungo impegno patriottico dell’Autore e intende dimostrare la sistematicità delle prevaricazioni a danno degli Esuli, vittime di un vero e proprio delitto contro l’umanità, secondo la pertinente definizione del genocidio data dal giurista polacco Raphael Lemkin (1943).

(settembre 2021)

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