La diffusione del revisionismo storico
La Storia non è fatta di dogmi, ma di continua, paziente ricerca, e spesso di riscrittura di pagine la cui verità si credeva assodata da tempo

C'è uno spettro che si aggira per l'Europa, del quale pochi si accorgono ed alla cui esistenza pochi credono, il suo nome è: «polizia del pensiero».

Un termine che rievoca i periodi bui dell'Inquisizione, della caccia alle streghe e dei roghi di eretici, blasfemi e atei.

Uomini e donne sacrificati nel corso della Storia da un potere temporale in nome del mantenimento di un sistema che non permetteva dissensi o proteste.

Oggi questo periodo è ritornato in auge, anche se vestito con gli abiti della Democrazia e col patentino dei diritti umani nel nome del politicamente corretto, dell'antirazzismo e dell'antisemitismo.

I primi a farne le spese e a pagare in prima persona sono una categoria di persone, sparse geograficamente un po' ovunque, di varie età, culture e professioni; vengono chiamati: «revisionisti».

Storici, ricercatori e scrittori che dissentono (cioè non sono in sintonia, non condividono o non accettano) sulla versione dei fatti che la Storia, scritta dai vincitori, ci ha raccontato negli ultimi sessant'anni a proposito delle cause e degli avvenimenti della Seconda Guerra Mondiale.

Criticare la Storia non è facile, in particolare dopo che scuole, libri di testo, giornali, televisioni, storici di regime e cinema, da oltre mezzo secolo e con un incessante martellamento, ci impongono di credere chi sono i buoni e chi i cattivi.

Un'operazione ben fatta e ben riuscita che ha dato i suoi frutti devastanti e ignobili a più di una generazione nei quattro angoli del pianeta ma con un particolare occhio di riguardo al continente europeo.

La Storia, in particolare quella più vicina a noi e che ha potuto essere immortalata per la prima volta con mezzi moderni prima inesistenti, si presta ad essere rivisitata perché a scriverla è sempre la parte vincitrice e dominante, la quale ha tutto l'interesse ad occultare scomode verità a suo sfavore per trarne vantaggi politici ed economici.

Di ciò si è abusato abbondantemente ed inverosimilmente prima e durante l'ultimo Conflitto Mondiale.

Questo fu un conflitto chiave dal cui esito sarebbe nato un nuovo ordine mondiale da difendere a tutti i costi anche con la menzogna, la mistificazione, la faziosità ed un lavaggio del cervello su scala mondiale che non avrebbe potuto o dovuto, in teoria, dare adito a nessun tipo di revisionismo.

Non che nel dopoguerra non esistessero persone in grado di dire come erano andate le cose, ma l'esito del conflitto, le distruzioni e i lutti relegavano le rivendicazioni storiche in secondo piano, privilegiando l'omertà, l'adeguamento al nuovo corso e l'assuefazione ai nuovi sistemi e padroni, dando inizio, in milioni di persone, ad una vera e propria fase di oblio che non fu risparmiata nemmeno alle generazioni nate dopo.

I tentativi fatti da alcuni storici e scrittori negli anni Cinquanta e Sessanta, per quanto onesti e coraggiosi, non trovarono l'ascolto o il seguito che avrebbero meritato.

In quel periodo gli archivi storici erano ancora ben sigillati e coperti dal segreto di Stato, mentre la storiografia ufficiale era dominante e schiacciante a tutti i livelli.

Gli anni passavano e, mentre ci si allontanava sempre più da quel periodo, se ne esaminavano gli avvenimenti con più distacco e razionalità e pian piano si fece strada in molte persone la sensazione, ma spesso anche un fortissimo sospetto, che le cose fossero andate diversamente o che comunque molti episodi avessero avuto un'origine ed uno svolgimento diversi da come erano stati raccontati. Mancavano tuttavia prove tangibili e riscontri affidabili.

A partire dalla seconda metà degli anni Settanta, il revisionismo storico conobbe una forte accelerazione e col trascorrere degli anni, fino ai giorni nostri, un aumento della qualità ed un moltiplicarsi di fonti nuove ed inesauribili.

Il periodo chiave fu negli anni Novanta, quando, dopo la caduta del Muro di Berlino, diversi archivi furono aperti e consultabili in molte capitali e città minori dell'Est Europeo, ivi comprese quelle dell'ex Unione Sovietica.

Gli sforzi, le ricerche e le perizie dei revisionisti si moltiplicarono e ne uscì un mosaico di rivelazioni e scoperte assolutamente esplosive e sensazionali.

Nel contempo però aumentava la repressione giudiziaria e la persecuzione poliziesca nei loro confronti, arrivando a livelli assurdi ed inconcepibili per Paesi democratici (aggressioni fisiche, denunce, processi, incarcerazioni, condanne pecuniarie, blocco e sequestro dei beni, perdita del lavoro, diffamazione a mezzo stampa). Famosa è la persecuzione subita da Renzo De Felice, considerato una sorta di eretico, e da Arrigo Petacco, che fu quasi linciato per aver detto durante un'intervista che se Mussolini fosse morto nel 1936, dopo la conquista dell'Etiopia (quando la sua popolarità era all'apice) «oggi sarebbe considerato Eroe Nazionale e ci sarebbe un suo busto in ogni piazza d'Italia».

Questo succedeva e succede tuttora nei Paesi Europei dove più forte è l'ondata revisionista (Francia, Germania, Svizzera e Austria, ma a questi se ne sono recentemente aggiunti altri), i cui legislatori si sono presi la briga di riunirsi attorno ad un tavolo in fretta e furia e far approvare a tempo di record leggi liberticide miranti a tappare la bocca e a condannare chi avesse divulgato o espresso pubblicamente o per iscritto tesi che contrastavano la versione ufficiale di alcuni aspetti della Seconda Guerra Mondiale, come le cause ed i responsabili di quest'ultima, gli stermini nei lager, il processo di Norimberga, l'Operazione Barbarossa e tutto quanto fosse legato al quadro politico-militare dell'epoca.

Oggi, nel XXI secolo, la caccia alle streghe si è inasprita ed uno dei risultati partoriti è il mandato di cattura europeo, un vero e proprio abominio che, di fatto, sancisce la fine del diritto di parola, opinione e stampa (su alcuni temi) incluso in tutte le Costituzioni nazionali europee.

Tale legge è fatta per colpire il revisionismo in quei Paesi (come l'Italia) dove non esistono leggi liberticide mirate e facilitare l'estradizione dei revisionisti verso quei Paesi dove il loro operato è considerato un reato e là giudicarli in base alla giurisprudenza del Paese giudicante.

Solo menti malate e perverse, nemiche della libertà e dei popoli in genere, potevano creare un mostro giuridico simile.

È evidente che impedire il libero dibattito storico, basandosi sulla documentazione d'archivio, diventa prioritario e a questo punto non si può fare a meno di pensare che non è l'opinione differente da colpire ma la verità che questa implica, la sovversione dei dogmi storici, la riscrittura della Storia e, sopratutto, dover riconoscere l'innocenza di chi è stato condannato dalla Storia e dai suoi tribunali per atrocità mai commesse, la cui ammissione, in alcuni casi, fu estorta con la tortura e l'inganno.

I revisionisti, per la loro perspicacia, per i loro ideali e per la loro missione, possono oggi essere considerati «gli ultimi eroi», in un mondo piatto dove gli eroi latitano da troppo tempo, dove la paura e la codardia hanno preso il posto del coraggio, dove tutto diventa mercantile, dove tutto è lecito nel nome del profitto, dove onore e ideali sono stati sostituiti da tradimento e vigliaccheria, dove i media sono asserviti ai poteri forti, dove i Governi sono servi e vassalli dei burattinai che hanno dettato il nuovo ordine mondiale post-bellico, dove la Giustizia si è fusa con l'Ingiustizia in un orrido gioco incestuoso, dove il disonesto è rispettato e l'onesto deriso, dove la volgarità e la maleducazione sono degli esempi da seguire.

Noi dobbiamo essere grati a queste persone, sostenerle, non temere le scomode verità da loro riportate a galla, dovremmo fare loro un monumento ed intitolare loro delle vie cittadine, in omaggio allo sforzo immane che hanno compiuto e che stanno compiendo, ai rischi che stanno correndo, ai processi che stanno subendo e alle condanne che stanno scontando inflitte dai «soloni» della democrazia e dei diritti umani, per restituire a tutti noi quella verità che ci è stata violentemente nascosta, che ci compete di diritto, per ridare dignità e riabilitare quelle persone accusate di ogni infamia e che hanno pagato con la vita per massacri e delitti mai commessi.

Questi «eroi» non hanno alle spalle lobby politiche o finanziarie, non sono ricchi miliardari, non sono pericolosi terroristi, sono persone come tutti noi, di cui non si parla quasi mai o troppo raramente (e quando succede, sempre in negativo, falsificando addirittura i loro scopi).

Molti di loro hanno avuto vita e famiglia distrutte, alcuni sono in carcere in attesa di processo, altri in esilio con un mandato di cattura internazionale sulle spalle, altri ancora sono nel mirino della Polizia del Pensiero periodicamente.

E tutto questo per che cosa? Per sostenere, prove alla mano, versioni storiche non in linea con quelle dei vincitori!

Non sembra fantascienza? O la trama di un film orwelliano?

Purtroppo è la realtà in cui viviamo e vivono queste persone, nella quale non si deve pensare troppo, altrimenti veniamo messi in castigo dai Maestri Inquisitori.

Non lasciamo sole queste persone, non permettiamo che il loro lavoro sia stato inutile, leggiamo i loro libri, affrontiamo gli argomenti scomodi, parliamone con più persone possibili, chiediamo a gran voce e sempre più numerosi un confronto pubblico e trasparente dal cui risultato ognuno di noi trarrà le proprie conclusioni con serenità e senza l'ombra del ricatto e delle minacce.

(novembre 2014)

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