L'antifascismo torna di moda
Lo strano modo di guardare alla recente storia

Nel lungo periodo dell’antiberlusconismo di massa, la questione fascista era passata in secondo piano. Per una parte della società esiste l’esigenza di crearsi un nemico particolarmente potente contro il quale combattere anche con il ricorso a mezzi poco limpidi o se vogliamo che sconfinano con la semplice menzogna. Cambiata la situazione politica, con una sinistra più moderna e il declino dei leader ex comunisti ancora presenti sulla scena politica, Berlusconi venne infine riabilitato. Sulla griglia mediatica finirono l’iconoclasta Grillo e il neo nazionalista Salvini. Con un vago riferimento a quest’ultimo si è incominciato a parlare di razzismo e fascismo, anche se difficilmente una persona sensata può pensare che il movimento diretto dal giovane leghista abbia qualcosa a che fare con queste vecchie ideologie. Difendere la legalità e quindi contrastare l’immigrazione clandestina non ha molto a che vedere con l’odio razziale, il fascismo poi è stato un fenomeno storicamente circoscritto, legato ad una situazione particolare, nato a sinistra, spostatosi successivamente a destra quando il partito socialista e quello comunista facendo ricorso alla violenza proclamarono espressamente di voler realizzare uno stato totalitario sul modello di quello sovietico. Oggi parlare di fascismo sembra voler ricuperare qualche cosa da un mondo lontano, giovani esponenti delle classi popolari effettivamente sembrano riscoprire il vecchio movimento, ma si tratta più di una reazione di malcontento verso un sistema politico squalificato e un’economia che produce vasta disoccupazione che nostalgia per regimi passati, difficilmente i simpatizzanti del vecchio regime sono tali per scelte frutto di elaborazioni strettamente razionali.

L’antifascismo è stato a suo tempo una cosa seria, uomini di valore come Gaetano Salvemini, Benedetto Croce e Randolfo Pacciardi ne sono stati protagonisti. I comunisti ovviamente furono anch’essi antifascisti ma con qualche stranezza. Togliatti ma anche lo stesso Gramsci avevano riempito di improperi le forze che avevano dato vita all’Aventino, nel 1923 uno dei fondatori del Partito Comunista Italiano, Nicola Bombacci, plause al governo Mussolini per aver riallacciato le relazioni diplomatiche con l’Unione Sovietica, nel ’36 Togliatti lanciò un appello in cui si affermava: «Noi Comunisti facciamo nostro il programma Fascista del 1919, che è un programma di pace e di libertà, di difesa degli interessi dei lavoratori. Camice nere ed ex combattenti e volontari d’Africa, vi chiediamo di lottare uniti per la realizzazione di questo programma». Quando poi venne nel ’39 sottoscritto il Patto Molotov-Ribbentrop i comunisti che avevano espresso delle riserve come Umberto Terracini e Camilla Ravera vennero duramente sanzionati.

L’antifascismo successivamente divenne qualcosa di molto meno serio, molti leader politici, qualcuno dei quali con un passato poco limpido, trovarono un modo per poter essere ammessi nell’establishment e in quello che si chiama il mondo del politically correct. Le descrizioni storiche del fascismo e del secolo appena concluso sfioravano il ridicolo. Tutto il Novecento veniva rappresentato come uno scontro tra fascisti e antifascisti e questi ultimi nella loro totalità divenivano gli strenui difensori della democrazia. Una simile idea appare a chi possiede qualche rudimento di storia contemporanea come una farsa, non può certo sfuggire a chi adopera un certo equilibrio di giudizio che la grande maggioranza delle guerre e dei crimini contro l’umanità commessi nel Novecento erano opera del movimento comunista oltre che di quello nazista, non solo Stalin ma tutti i leader di quel partito dall’Albania alla Corea passando per l’Indocina avevano, documenti alla mano, commesso azioni terribili che non trovano un riscontro nella storia europea dei secoli precedenti. Per quanto alcuni monarchi europei dei secoli passati avessero commesso degli eccessi, non esiste assolutamente nulla che possa eguagliare i crimini di massa commessi da molti dittatori del Novecento. L’avvento delle masse al potere di cui tanti leader si proclamavano interpreti ha portato ad alcuni benefici ma anche ad un modo irresponsabile ed estremamente violento di concepire la politica.

Il fascismo presenta molti aspetti per i quali è giusto esprimere una critica, ma tale condanna ha senso solo se la si applica a tutti quei movimenti che hanno fatto ricorso alla violenza politica e alla dittatura nel Novecento. Quando la critica diviene palesemente lacunosa e parziale, viene da pensare che ci sia qualcosa che non quadra. Quando noi pensiamo che per decenni gli Italiani dell’Istria uccisi a migliaia scomparvero da qualsiasi discorso storico e politico e che dopo il 25 aprile 1945 si ebbero migliaia di fascisti, presunti tali, familiari di fascisti, nonché nel periodo immediatamente successivo, religiosi e proprietari terrieri (non simpatizzanti del passato regime) eliminati fisicamente, si rimane sconcertati. Questo antifascismo diviene un insulto alla storia e alla umanità. Chi vuole esprimere delle condanne politiche o lo fa sempre o diviene un semplice mistificatore.

(marzo 2018)

Tag: Luciano Atticciati, nuovo antifascismo, neo fascismo, Salvini, Lega, Berlusconi, comunismo, Novecento, crimini contro l'umanità.