Martiri delle Foibe
Il Giorno del Ricordo anche a Radicofani con gli onori al concittadino Gino Buricchi

La Legge 30 marzo 2004 numero 92 – istitutiva del Ricordo di un delitto contro l’umanità perpetrato dai partigiani di Tito nei confronti degli Italiani infoibati o diversamente massacrati (20.000) e di quelli costretti all’Esodo (350.000) – sta diventando un punto di riferimento di crescente rilievo anche quantitativo, alla stregua delle disposizioni che statuiscono l’obbligo di adeguate celebrazioni soprattutto nelle scuole, e la facoltà riconosciuta agli aventi causa di chiedere il conferimento di una Medaglia d’onore in memoria dei Caduti, accompagnata da un Attestato a firma del Presidente della Repubblica.

Molte Amministrazioni comunali si stanno alacremente adeguando, anche sul piano toponomastico: se prima dell’entrata in vigore di detta Legge quelle che avevano intitolato un luogo pubblico ai Martiri delle Foibe erano soltanto una cinquantina, oggi sono pervenute a 650, e la crescita continua, con qualche iniziativa specifica anche all’estero. Tra le nuove iniziative di quest’anno, è da segnalare quella di Radicofani: piccolo Comune del Basso Senese, ricordato nella storia d’Italia soprattutto per la gloriosa e lunga resistenza in difesa delle istituzioni locali (1555-1559) e più recentemente per le pagine dolorose della Seconda Guerra Mondiale culminate nel difficile passaggio del fronte (giugno 1944) al prezzo di un alto contributo di sangue.

Giova aggiungere che Radicofani ha poco più di 1.000 abitanti e un’altitudine del capoluogo pari a oltre 800 metri, collocandosi rispettivamente nelle ultime e nelle prime posizioni delle graduatorie regionali, articolate in 273 Comuni. Nondimeno, i naturali problemi socio-economici che ne derivano non hanno impedito alla Municipalità di Radicofani un’intensa celebrazione del Ricordo, che nel 2019 ha assunto particolare rilevanza con l’intitolazione di un Giardino pubblico alla memoria del Concittadino Gino Buricchi (1903-1945), caduto a guerra finita nell’eccidio di Grobnico, presso Fiume, in cui persero la vita un centinaio di Agenti della Polizia di Stato, catturati ai primi di maggio e massacrati a metà giugno per la sola «colpa» di essere stati fedeli alla Patria e al Dovere.

Gino Buricchi

Foto di Gino Buricchi, Sacrario Nazionale della Polizia di Stato, Roma (Italia)

La significativa cerimonia ha avuto luogo il 3 aprile, con la scopertura di una targa voluta dal Comune (grazie all’iniziativa del Vice Sindaco Matteo Rossetti) in ricordo del Caduto e del crimine di cui fu Vittima per mano partigiana, insieme a tanti Commilitoni. Nonostante il clima invernale, è intervenuta una significativa rappresentanza della popolazione, con tutti i giovani delle scuole locali e i loro insegnanti, presenti le Armi di Polizia e dei Carabinieri (giunte anche da Chiusi), nonché diversi Esuli e loro discendenti, inseriti ormai da gran tempo nel tessuto sociale del comprensorio.

L’allocuzione a fronte della scopertura, presenti la Bandiera tricolore e i vessilli di Fiume, Istria e Dalmazia, è stata pronunciata dal Sindaco Francesco Fabbrizzi, che ha reso omaggio alla memoria del Concittadino tragicamente scomparso e ai valori per cui conobbe la drammatica sorte dell’estremo sacrificio, dopo parecchie settimane di prigionia e di sevizie. Con brevi parole ha fatto seguito Carlo Cesare Montani, nella sua qualità di Storico e di Esule da Fiume, con riferimento al preciso contesto di quella stagione plumbea, immediatamente successiva alla conquista slava a caratterizzata dalla scomparsa di ogni «pietas», non senza uno specifico riferimento a quanto affermato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nella cerimonia quirinalizia del 10 Febbraio circa la necessità di onorare in eguale misura tutti i Caduti, compresi quelli della «pulizia etnica» voluta da Tito e dai suoi seguaci. Dal canto suo, l’Assessore alla Cultura del Comune, Fausto Cecconi, anche nella sua qualità di «Ambasciatore della Via Francigena» – il cammino di pace verso Roma che attraversa l’agro di Radicofani in direzione longitudinale – ha completato gli interventi dando atto all’Associazione dei Congiunti delle Vittime del ruolo decisivo assunto nell’individuazione del dramma di Gino Buricchi (che aveva collaborato strettamente con il Questore Giovanni Palatucci prima che questi venisse arrestato da parte tedesca e trasferito nel campo di Dachau dove scomparve per malattia il 10 febbraio 1945) e nel conferimento dei riconoscimenti di cui alla Legge 92, non senza accomunare il suo Ricordo a quello delle Vittime locali durante il Secondo Conflitto Mondiale.

A conclusione, le note del «Silenzio» e la lettura, da parte di un giovane studente, della Preghiera dell’Infoibato composta dall’eroico Vescovo di Trieste e Capodistria, Monsignor Antonio Santin, in quella triste congiuntura storica che vide anche il Presule dell’Esilio pestato a sangue dai partigiani comunisti.

L’esempio di Radicofani merita di essere sottolineato e proposto alla comune riflessione perché dimostra che anche le Comunità di minori dimensioni, quando sono animate da un beninteso patriottismo e da una commendevole volontà collaborativa, come è accaduto nel caso specifico, possono diventare un modello di riferimento nell’operare per una coscienza del passato idonea a costruire un futuro migliore, degno dei valori umani che costituiscono fondamento prioritario del vivere civile.

(giugno 2019)

Tag: Laura Brussi, martiri delle foibe, Gino Buricchi, Matteo Rossetti, Francesco Fabbrizzi, Carlo Cesare Montani, Sergio Mattarella, Fausto Cecconi, Giovanni Palatucci, vittime delle foibe, Monsignor Antonio Santin.