Giorgio Rustia: ricordo di un patriota
Uno storico di «rango» e un patriota senza macchia e senza sconfitta

Giorgio Rustia

Fotografia di Giorgio Rustia

La legge inesorabile del tempo assottiglia le file dei Cavalieri dell’«ethos» che hanno lasciato un segno tangibile nella storia dell’Italia Giuliano-Dalmata nuovamente irredenta, con un contributo spesso irripetibile di pensiero e di azione, ma affida alla comune riflessione un patrimonio di valori e di apporti storiografici e culturali destinati a lasciare il segno nella coscienza degli Italiani migliori e a trarne gli auspici per «egregie cose». È il caso di Giorgio Rustia (11 agosto 1941-17 marzo 2019), patriota triestino e uomo di profonda fede italica, che ha coniugato nobile sentire e forte agire in maniera ottimale, affidando alla memoria dell’Esodo e delle Foibe un patrimonio straordinario, e per molti aspetti davvero unico, di ricerche e di studi sorretti da documenti inoppugnabili che hanno dato contributi fondamentali alla Giustizia e alla Verità, anche ai fini della Legge 30 marzo 2004 numero 92, istitutiva del Ricordo.

Dirigente aziendale di lunga esperienza e di sicure capacità manageriali, Rustia ha portato nella storiografia e nella memorialistica di Venezia Giulia e Dalmazia un contributo appassionato ma fedele all’impegno di obiettività e di coerenza comune a ogni vero storico, da Tacito a Benedetto Croce, distinguendosi per il rigore dell’indagine, delle deduzioni e delle interpretazioni, ma lontano anni-luce dal conformismo delle «vulgate», senza mai piegarsi al richiamo perverso di facili convenienze e di labili opportunismi. In tal senso, quella di Rustia è un’eredità di valori destinata a germogliare positivamente come il buon seme, e a costituire un esempio di mente, di cuore e di stile: in una parola, di vita.

La sua opera storica, per non dire di un cospicuo apporto giornalistico, è stata rivolta in modo specifico alle vicende del confine orientale, con un occhio di particolare riguardo alla confutazione delle tesi negazioniste e riduzioniste che erano state costruite anche a Trieste per motivi di bassa politica, in palese distonia rispetto alla realtà dei fatti. Ciò, a cominciare dai saggi sulle iniziative di cooperazione internazionale e di conciliazione per tanti aspetti forzata, tra cui la pertinente e dettagliata Analisi della Relazione storico-culturale italo-slovena del 2001 non a caso mai accettata né ufficializzata dal Governo Italiano (Edizione del Forum Istria Fiume Dalmazia – Trieste 2003); e dalla fondamentale Contro operazione Foibe a Trieste, edita nel 2000 a cura dell’Associazione Nazionale dei Congiunti di Deportati e Dispersi in Jugoslavia (di cui Rustia è stato fondatore e Presidente), in lunga e documentata replica (ora disponibile anche on-line) a un pervicace negazionismo fondamentalista come quello di Claudia Cernigoi e di Sandi Volk.

Poi, si era distinto nell’omaggio agli ultimi difensori dell’italianità giuliana, istriana e dalmata, come in Atti, meriti e sacrifici dei Reggimenti MDT al confine orientale italiano: Provincia di Trieste (Edizioni Aviani & Aviani, Udine 2011) e in tempi successivi, assieme ad Adriana Defilippi, nel Contributo di analisi alla ricerca degli scomparsi da Gorizia (Edizioni Silentes Loquimur, Pordenone 2013) e in Gorizia: ancora cimitero senza croci (Edizioni Luglio, Trieste 2015). Negli ultimi anni, aveva collaborato alacremente anche con l’Unione degli Istriani per le nuove edizioni della fondamentale opera di Luigi Papo dedicata alla ricerca nominativa delle Vittime, come in Albo d’Oro: la Venezia Giulia e la Dalmazia nell’ultimo conflitto mondiale (terza edizione, Art Group, Trieste 2013).

È congruo aggiungere che Giorgio Rustia aveva esteso le proprie ricerche ad altri capitoli della storia locale, tra cui le vicende della «liberazione» di Trieste del 30 aprile 1945, immediatamente seguita dagli agghiaccianti e tristemente celebri «quaranta giorni» del terrore titoista, sino a quella effettiva del giugno successivo, dovuta all’intervento degli Alleati; la «vexata quaestio» della Risiera di San Sabba, anche in riferimento al reale numero delle Vittime (certamente e notevolmente inferiore a quello – in progressiva crescita – voluto dalle «vulgate») e al processo «politico» tenutosi negli anni Settanta; talune false e ricorrenti suggestioni dell’indipendentismo triestino, in ogni caso anacronistiche. Si trattava di analisi certamente difficili, se non altro per la permanenza di svariate interpretazioni troppo soggettive, comunque devianti: nondimeno, Rustia seppe conservare, anche in tali circostanze, la commendevole obiettività del vero storico.

Quanto al giornalismo, si era distinto anche in quello via etere, come aveva fatto – a titolo di esempio – con una serie di trasmissioni sulla tragedia delle Foibe andata in onda nel 2000 su «Radio Radicale». In modo particolarmente intenso, aveva collaborato con la stampa, non senza trascurare la pubblicazione di saggi monografici a carattere divulgativo, come era accaduto nel 1994 con Le stragi delle Foibe (distribuito in migliaia di copie) e come si sarebbe ripetuto nel 2011 con la sua importante Ricerca del Vero oltre la «vulgata»: il confine orientale e gli scomparsi d’Italia, inserita nel volume miscellaneo Italia, confine orientale e Foibe a cura di Glauco Carlo Casarico e di Rossana Mondoni (Atti del Convegno AESPI, Milano 2011, Edizioni Solfanelli, Chieti 2012).

Rustia era sofferente da tempo e ora è «andato avanti» lontano dalla sua città mentre si trovava a Cerro Maggiore (Milano) per ragioni terapeutiche, ma nello stesso tempo per volontà che non aveva condiviso, perché fedele al suo beninteso patriottismo istriano e triestino. La triste scomparsa solitaria di questo autentico «vir bonus cum mala fortuna compositus» – secondo la pertinente definizione di Seneca – induce una riflessione non effimera sul destino di tanti Spiriti eletti a cui mancano, persino nel ritorno alla Casa del Padre, il frastuono degli ultimi consensi, e prima ancora, il conforto di affetti autentici e sperimentati, ma che lasciano, anche con questa testimonianza, un patrimonio esemplare di coerenza e di speranze: nel caso di specie non soltanto spirituali, ma nello stesso tempo etico-politiche, perché la storia, come Rustia aveva opportunamente affermato con indomita fedeltà alla Bandiera e con specifico riguardo alla complessa vicenda della sua terra, non è finita ieri e non finisce oggi.

(aprile 2019)

Tag: Carlo Cesare Montani, Giorgio Rustia, storia dell’Italia Giuliano-Dalmata, esodo, foibe, Giorno del Ricordo, Analisi della Relazione storico-culturale italo-slovena del 2001, Contro operazione Foibe a Trieste, Risiera di San Sabba, difensori dell’italianità giuliana istriana e dalmata, Atti, meriti e sacrifici dei Reggimenti MDT al confine orientale italiano: Provincia di Trieste, Contributo di analisi alla ricerca degli scomparsi da Gorizia, Gorizia: ancora cimitero senza croci, Unione degli Istriani, Luigi Papo, Venezia Giulia e Dalmazia nell’ultimo conflitto mondiale, Le stragi delle Foibe, il confine orientale e gli scomparsi d’Italia, confine orientale e Foibe.