Un filone di notizie dall’Europa Orientale seguito sul «Corriere della Sera» con civile attitudine critica verso il pregiudizio antisemita
Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, alcuni Ebrei furono incolpati di presunti omicidi rituali: tanti sospetti, ma ben poche prove

Nel settembre del 1899, il «Corriere della Sera» riservò molto spazio alla vicenda di Leopold Hilsner[1], Israelita di Boemia, condannato a morte per omicidio nel settembre del 1899[2]. Il giornalista, che non firmava l’articolo, riteneva il processo, appena conclusosi, fortemente indiziario[3]. Le prove consistevano nella mancanza di alibi, in alcune macchie di sangue rinvenute su un abito, nella reputazione di uomo violento; elementi non sufficienti, in ogni caso, a indicare Hilsner con assoluta certezza come il colpevole. L’attenzione era focalizzata prettamente sulle accuse degli antisemiti locali che ritenevano la vittima, Agnese Hinza, uccisa per fornire agli Ebrei sangue cristiano; proprio questo aspetto deve aver portato il quotidiano a interessarsi particolarmente all’accaduto. È da mettere in risalto che già l’anno prima il «Corriere della Sera» prese una netta posizione riguardo all’accusa di omicidio rituale, definendola assurda e «fonte di odio fra le classi sociali»[4], intendendo classi sociali come società civile. Anche il «Tageblatt» e la «Neue Freie Presse» biasimavano il verdetto, supponendo un errore giudiziario imputabile a pregiudizi antisemiti.

Leopold Hilsner citò in giudizio come autori dell’omicidio due correligionari, ma costoro dimostrarono di avere un alibi[5]. Secondo l’articolista, negli animi non esasperati dall’antisemitismo, si faceva sempre più strada la convinzione che l’uomo fosse innocente; ma l’inesorabilità altrui nel ritenerlo colpevole gli fece forse tentare una via di possibile, parziale salvataggio. Nel novembre del 1900, il giornale riportò la notizia della seconda condanna a morte per il giovane Israelita dopo il processo d’appello[6]. Secondo la sentenza, l’omicidio avvenne a scopo di usare violenza alla vittima; l’imputato fu ritenuto colpevole anche della morte di un’altra donna, Maria Klima, nonostante dei testimoni dichiarassero che era ancora viva e abitava in un villaggio vicino. L’articolo si concludeva affermando che nonostante il tribunale non ritenesse valida l’accusa di omicidio a scopo rituale, l’opinione pubblica e gli antisemiti vi insistevano ancora.

Due anni dopo la vicenda di Leopold Hilsner, il giornale tornò ad occuparsi di un presunto omicidio rituale di uno studente boemo a Konitz[7]. Il quotidiano antisemita «Staatsbuerger Zeitung» pubblicava articoli su articoli che confermavano le accuse e spronava la popolazione a saccheggi e violenze, provocando anche l’incendio e la distruzione della sinagoga[8].

La vicenda di Mendel Beilis[9], avvenuta più di dieci anni dopo l’assassinio dello studente di Konitz, presenta delle rilevanti similitudini con il caso Buschoff; la scomparsa di un bambino, il ritrovamento del suo cadavere privo di sangue vicino a dove l’accusato lavorava, testimonianze contraddittorie e superficiali prese in considerazione dalle autorità, il tutto in un contesto sociale di violento antisemitismo.

I servizi concernenti il processo non sono firmati, tuttavia si può supporre che l’autore sia Antonio Albertini[10], fratello di Luigi direttore del «Corriere», profondo conoscitore della condizione degli Ebrei in Russia[11], essendo stato corrispondente da San Pietroburgo durante i pogrom degli anni 1905-1906[12].

Nel primo articolo[13], Albertini ricordava come negli ultimi vent’anni in alcuni procedimenti penali si fosse affacciata l’ipotesi di omicidio rituale, trattandosi in realtà di delitti irrisolti. L’accusa specifica di omicidio rituale rendeva possibile, per il giornalista, l’intervento di esperti per dimostrare definitivamente l’assenza di tale pratica nella liturgia ebraica.

L’incriminazione si basava sulle dichiarazioni di alcuni bambini, che affermavano di aver visto Beilis afferrare e trascinare nella fornace in cui lavorava la vittima, Andrea Justcinsky. Albertini riteneva improbabile che un tale fatto fosse avvenuto in pieno giorno e in una strada affollata, senza che nessuno intervenisse. Inoltre, molte deposizioni erano indirette, data l’avvenuta morte dei veri testimoni[14]. Le uniche testimonianze circostanziate sostenevano che la vittima era stata uccisa perché a conoscenza dei loschi traffici intercorsi nella casa di un suo amico. I periti escludevano, nonostante alcune divergenze sul tipo di ferite inferte, che il delitto fosse avvenuto a scopo rituale[15]. Le autorità influivano pesantemente sul processo, come evidenziò il corrispondente attraverso due articoli, sequestrando giornali favorevoli all’imputato[16], e perfino impedendo agli Israeliti di pregare nelle sinagoghe per l’assoluzione del loro correligionario[17].

Nonostante il clima di forte antisemitismo che aveva accompagnato il processo[18], Mendel Beilis fu assolto[19]. La notizia dell’assoluzione fu pubblicata nelle prime pagine del quotidiano.

L’interesse del «Corriere della Sera» per gli Israeliti incolpati ingiustamente di omicidio rituale, fa parte di quell’attenzione che il giornale aveva sempre dedicato alla difficile condizione ebraica nell’Europa Orientale.


Note

1 Confronta Encyclopaedia Judaica, pagine 496-497.

2 Anonimo, Un Israelita condannato a morte per la leggenda dell’omicidio rituale, 20-21 settembre 1899.

3 Ibidem.

4 Confronta Anonimo, Continua la propaganda antisemita da parte dell’organo vaticano, «Corriere della Sera», 21-22 gennaio 1898.

5 Anonimo, Da Vienna. Le accuse del condannato a morte trovate inesistenti, «Corriere della Sera», 27-28 settembre 1899.

6 Anonimo, La seconda condanna a morte dell’Israelita Hilsner, «Corriere della Sera», 15-16 novembre 1900.

7 Anonimo, Una sinagoga incendiata per antisemitismo, «Corriere della Sera», 8-9 giugno 1900.

8 Anonimo, Tumulti antisemiti in Boemia, «Corriere della Sera», 11-12 agosto 1900.

9 Su Mendel Beilis confronta Encyclopaedia Judaica, Jerusalem, Keter Publishing ltd, 1971, pagine 399-400.

10 Antonio Albertini, fratello di Luigi Albertini, fu inviato speciale del «Corriere della Sera» da Vienna, Pietroburgo e Costantinopoli dal 1901 al 1910. Durante la Prima Guerra Mondiale ricoprì l’incarico di vicedirettore, ma con la fine del conflitto lasciò il giornale per assumere la mansione di direttore all’estero per la Pirelli. Egli, a differenza dei suoi due fratelli, non fu mai comproprietario del quotidiano. Confronta Glauco Licata, Storia del «Corriere della Sera», Milano, Rizzoli, 1976, pagina 561.

11 Sulla condizione degli Ebrei in Russia confronta Jonathan Frankel, Gli Ebrei Russi tra socialismo e nazionalismo (1862-1917), Torino, Einaudi, 1990.
John D. Klier-Shlomo Lambroza, Pogroms: anti-jewish violence in modern russian histyory, Cambridge, Cambridge University Press, 1992.

12 Confronta Antonio Albertini, Gli avvenimenti in Russia. Città in convulsione, «Corriere della Sera», 5 maggio 1905.
Antonio Albertini, Gli avvenimenti in Russia. Gli orrori antisemiti di Kiscinef. Pazzi eccidi nel Caucaso, «Corriere della Sera», 7 settembre 1905.
Antonio Albertini, Timore d’eccessi antisemiti a Pietroburgo. I provvedimenti della Duma, «Corriere della Sera», 11 novembre 1905.
Antonio Albertini, La rivolta e gli eccidi antisemiti in Russia. Angosciosa aspettazione a Pietroburgo, «Corriere della Sera», 12 novembre 1905.
Antonio Albertini, Gli avvenimenti in Russia. La selvaggia battaglia di Bielostock. Numero enorme di vittime, «Corriere della Sera», 16 giugno 1906.
Antonio Albertini, Bielostock nel fuoco e nel sangue. Bombardamento, battaglia e stragi. Massacratori in agguato alla stazione. Le responsabilità dei disordini, «Corriere della Sera», 17 giugno 1906.
Antonio Albertini, Bielostock. La carneficina narrata da un giornale moderato. Per lettera dal nostro inviato speciale, «Corriere della Sera», 24 giugno 1906.
Antonio Albertini, I fatti di Bielostock, «Corriere della Sera», 6 luglio 1906.
Antonio Albertini, Le vicende della rivoluzione in Russia. La strage degli Ebrei a Siedice. La città devastata, «Corriere della Sera», 12 settembre 1906.
Antonio Albertini, Gli avvenimenti in Russia. Il metodo nelle stragi di Siedice. Quattrocento vittime, «Corriere della Sera», 13 settembre 1906.
Antonio Albertini, Gli avvenimenti in Russia. La questione degli Ebrei, «Corriere della Sera», 20 settembre 1906.
Antonio Albertini, Un singolare processo a Kiev. Israelita accusato di assassinio rituale. Un ragazzetto dissanguato, «Corriere della Sera», 9 ottobre 1913.
Antonio Albertini, L’oscuro processo di Kiev per assassinio rituale. Un emozionante confronto, «Corriere della Sera», 17 ottobre 1913.
Antonio Albertini, I discordi pareri dei periti al processo di Kiev, «Corriere della Sera», 30 ottobre 1913.
Antonio Albertini, Al processo di Kiev. Giornali confiscati e condannati per articoli in favore dell’accusato, «Corriere della Sera», 13 ottobre 1913.
Antonio Albertini, Il processo di Kiev alla Duma. Il bavaglio alla stampa, «Corriere della Sera», 29 ottobre 1913.
Antonio Albertini, Lo straordinario interesse in Russia per il processo contro l’Israelita Beilis, «Corriere della Sera», 11 ottobre 1913.
Antonio Albertini, Minacce antisemite a Kiev, «Corriere della Sera», 10 novembre 1913.
Antonio Albertini, Il processo di Kiev. Beilis assolto, «Corriere della Sera», 11 novembre 1913.
Antonio Albertini, Episodi di terrore nelle province. Lo sciopero del Caucaso, «Corriere della Sera», 3 novembre 1905.

13 Antonio Albertini, Un singolare processo a Kiev. Israelita accusato di assassinio rituale. Un ragazzetto dissanguato, «Corriere della Sera», 9 ottobre 1913.

14 Antonio Albertini, L’oscuro processo di Kiev per assassinio rituale. Un emozionante confronto, «Corriere della Sera», 17 ottobre 1913.

15 Antonio Albertini, I discordi pareri dei periti al processo di Kiev, «Corriere della Sera», 30 ottobre 1913.

16 Antonio Albertini, Al processo di Kiev. Giornali confiscati e condannati per articoli in favore dell’accusato, «Corriere della Sera», 13 ottobre 1913.
Antonio Albertini, Il processo di Kiev alla Duma. Il bavaglio alla stampa, «Corriere della Sera», 29 ottobre 1913.

17 Antonio Albertini, Lo straordinario interesse in Russia per il processo contro l’Israelita Beilis, «Corriere della Sera», 11 ottobre 1913.

18 Antonio Albertini, Minacce antisemite a Kiev, «Corriere della Sera», 10 novembre 1913.

19 Antonio Albertini, Il processo di Kiev. Beilis assolto, «Corriere della Sera», 11 novembre 1913.

(novembre 2015)

Tag: Daniela Franceschi, Corriere della Sera, Belle Epoque, antisemitismo, Ebrei, omicidi rituali, condizione ebraica nell’Europa Orientale, pregiudizio antisemita, Boemia, Leopold Hilsner, Agnese Hinza, Tageblatt, Neue Freie Presse, Maria Klima, Konitz, Staatsbuerger Zeitung, Mendel Beilis, caso Buschoff, Antonio Albertini, San Pietroburgo, pogrom, Andrea Justcinsky, Europa Orientale.