Le origini del colonialismo europeo nell’Africa Nera
In pochi anni alla fine dell’Ottocento le potenze europee occuparono territori immensi in Africa e Asia

Il colonialismo europeo del secolo XIX è un tema storico ancora difficile, investito da forti polemiche. Molti ritengono che le Nazioni Europee abbiano agito per finalità di grandezza e che la cosiddetta «missione civilizzatrice» degli Europei fosse solo retorica destinata a celare degli interessi economici inconfessabili, tuttavia è abbastanza difficile immaginare che alcuni piccoli Stati abbiano dominato popolazioni molto più grandi con il solo ricorso alla forza. Al di là delle posizioni preconcette va detto con chiarezza un dato, le grandi Potenze Europee occuparono la quasi totalità del continente africano e buona parte dell’Asia Meridionale senza un grande impegno di forze militari (i soldati inglesi in India erano fra i 38.000 e i 66.000), combattendo pochissime battaglie, le principali forze che si opposero alla colonizzazione (o alla presenza europea) furono i gruppi estremisti settari o religiosi, come i boxer in Cina e i mahdisti del Sudan. Nella realtà il colonialismo fu un evento dal punto di vista politico e giuridico molto complesso che comprende una grande varietà di situazioni.

Il continente africano aveva visto l’affermazione di alcuni importanti Regni nel periodo medievale (IV-XVI secolo) principalmente nelle zone dove erano presenti giacimenti auriferi e in fasce climatiche ben determinate, in territori non aridi ma lontano dalle impenetrabili foreste pluviali. I Regni e le grandi città diversamente dall’Europa sorsero in gran parte in zone interne lontano dal mare, vicino comunque a grandi fiumi, come il Niger, il Volta e altri fiumi del Golfo di Guinea. Le fonti storiche su questo periodo sono molto limitate, si può comunque ritenere che si trattasse di Monarchie Assolutistiche con forti tradizioni guerriere come fanno ritenere i titoli altisonanti (Re guerriero, Principe leone) di cui si fregiavano i Monarchi, che praticassero lo schiavismo e che molti Regni sorsero ad opera di Berberi del Nord Africa o comunque di mussulmani anche se i tradizionali culti animisti rimasero a lungo presenti. Alcune testimonianze del periodo successivo affermano che presso alcuni popoli pagani, come gli Yoruba della Nigeria, gli stregoni prendessero parte alle decisioni politiche e che si svolgessero riti con sacrifici umani, mentre in altri i Re erano considerati come divinità e nel Regno di Dahomey esisteva un importante corpo militare di donne soldato (amazzoni). In generale si può dire che le differenze culturali e politiche maggiori nel continente si avevano fra popoli islamizzati e popoli animisti, quest’ultimi spesso vittime della politica espansionista dei primi.

Nel periodo successivo i Portoghesi e altri Paesi Europei fondarono sulla costa centri commerciali fortificati, mentre il resto dell’Africa conobbe un certo declino e la forte presenza di Arabi che gestivano un grande commercio di schiavi, soprattutto a Zanzibar e in altri centri marittimi. Gli Stati dell’Africa sub-sahariana in contrasto fra loro, si ridussero come estensione, mentre una gran parte della popolazione viveva al di fuori di una organizzazione statale, allo stato tribale. La questione demografica ebbe una notevole importanza nelle questioni coloniali, non abbiamo dati precisi ma gli studiosi ritengono che nell’Ottocento la popolazione africana fosse solo il 9% della popolazione mondiale, situazione che rese più facile la penetrazione europea. La distribuzione della popolazione africana risentì di un male terribile, lo schiavismo. Nel corso dei secoli Regni Africani più potenti e Stati Arabi si adoperarono nella cattura delle popolazioni più deboli per farne dei lavoratori al loro servizio ovvero per venderli ad altri Paesi soprattutto dell’Oriente. Successivamente Portoghesi, Boeri ed altri Europei si impegnarono in tale commercio (ma non nella cattura) per rifornire di manodopera schiava le piantagioni locali e quelle delle Americhe, finché nel 1794 la Francia e soprattutto l’Inghilterra nel 1807 abolirono tale traffico e successivamente imposero la liberazione degli schiavi trattenuti nei loro possedimenti, mentre la marina inglese si impegnò per bloccare il commercio di schiavi di altri Paesi. Il fenomeno dello schiavismo ebbe proporzioni terribili, prima della colonizzazione europea in molti Paesi Africani era schiava da un terzo alla metà della popolazione.

Alla vigilia della spartizione europea dell’Africa numerosi furono i despoti e i sostenitori della jihad che in qualche modo si scontrarono con gli Europei, Osman Dan Fodio, che creò una potente teocrazia guerriera dei Fulani nell’attuale Nigeria Settentrionale, Adama uno dei suoi successori nel Camerun Occidentale, Omar Tal capo militare impegnato in una feroce lotta ai popoli scarsamente islamici del Senegal e Mali, Samori Touré capo militare e religioso in Guinea, Rabah Zubair comandante militare sostenitore della sharia che aveva conquistato la regione del Ciad, la confraternita della Senussia presente in Libia e Algeria, e nell’Africa Australe Shaka capo militare degli Zulù che aveva terrorizzato il proprio popolo e quelli vicini. L’oppressione e la violenza esercitata sulle popolazioni minori facilitò l’intervento degli Europei che attraverso dei trattati con i quali garantivano la loro difesa (protettorati) presero possesso di grandi territori. In un certo numero di casi furono gli stessi indigeni a prendere l’iniziativa e richiedere l’alleanza con gli Europei, in altri casi come in Somalia i territori vennero acquistati, oppure sfruttando lotte dinastiche (Etiopia) favorirono candidati al Trono che accettavano di accordare alcune concessioni agli Europei.

Nel 1819 la Francia che disponeva di limitatissimi territori in Africa, sottoscrisse un trattato con un capo del Senegal che cedeva alcuni territori in cambio di compensi e protezione (nel 1848 venne concessa alla popolazione locale la cittadinanza francese), altri trattati simili vennero sottoscritti nel 1839 nel Gabon, nel 1843 nella Costa d’Avorio, nel 1851 nel Dahomey (Benin). Nello stesso periodo gli Inglesi intervennero a più riprese in difesa del popolo Fanti soggiogato dai guerrieri Ashanti nella Costa d’Oro (Ghana). Nel 1847 sorse lo Stato della Liberia, formato da ex schiavi negri d’America riportati in quel territorio dagli Americani, i nuovi arrivati presto si imposero sulla popolazione locale.

La colonizzazione su vasta scala e la relativa competizione delle Nazioni Europee per accaparrarsi territori africani iniziò sostanzialmente fra il 1879 e il 1882 con l’attività di due esploratori, l’Americano Henry M. Stanley e l’Italiano francesizzato Pietro Savorgnan Brazza (quest’ultimo molto apprezzato anche dagli Africani). Entrambi si dedicarono alla regione del Congo, il primo su incarico strettamente personale del Re del Belgio Leopoldo II e il secondo del Governo Francese. Entrambi crearono stazioni all’interno del continente e sottoscrissero trattati con i capi locali. Tali iniziative crearono sconcerto fra i Governi Europei che nel 1885 tennero una grande Conferenza a Berlino per stabilire la spartizione del continente. In quegli anni le attività in Africa erano gestite da istituzioni pubbliche ma anche private (quest’ultime destinate a sparire) e avevano come controparte un grandissimo numero di capi locali, pensiamo che la sola Royal Niger Company sottoscrisse fra il 1885 e il 1892 306 trattati con gli indigeni.

Ai primi dell’Ottocento l’Olanda aveva ceduto la colonia del Capo agli Inglesi, ma i locali bianchi non accettavano la loro politica antischiavista e si trasferirono al Nord, in territori dove successivamente venne scoperta una grande quantità di oro e diamanti. Tale evento portò a una massiccia immigrazione di Inglesi che subirono delle vessazioni dai Governi Boeri, fatto che creò una situazione di tensione e quindi una guerra molto dura (preceduta da scontri nel 1880) nel 1899. Dal Sudafrica gli Inglesi si espansero più a Nord e sottoscrissero un accordo di protezione su iniziativa del Re Khama del Bechuanaland (Botswana) nel 1885, un accordo per concessioni minerarie nel Barotseland (Zambia) nel 1890 e un protettorato nel Nyasaland (Malawi) l’anno successivo. In pratica quella dei Boeri fu l’unica opposizione incontrata dagli Inglesi in quella parte del continente, l’Africa Meridionale e Orientale abitata da popolazioni non mussulmane prevalentemente senza organizzazione statale accettò senza opposizione la supremazia dei Britannici. Anche in questa parte dell’Africa non mancarono insoliti movimenti religiosi. Nel 1856 una profetessa quattordicenne Xhosa sulla base di una visione ordinò di uccidere il proprio bestiame provocando una grave carestia. Nel 1896 le visioni di uno stregone furono all’origine di un massacro compiuto dai bellicosi Matabele nella Rhodesia (Zimbabwe) a danno dei coloni bianchi. Come i Francesi nell’Africa Occidentale e gli Italiani in Libia, anche gli Inglesi incontrarono serie difficoltà con le popolazioni mussulmane. Nel 1880 il capo di una confraternita religiosa, Mohammed Ahmed, si proclamò Mahdi (il messia) e negli anni successivi sconfisse le truppe egiziane che insieme agli Inglesi dominavano il Sudan. Costrinse alla resa le truppe britanniche a Khartoum, un evento che destò emozione in Occidente, e dopo la sua morte i successori continuarono a dominare la vasta Nazione Africana fino al 1898. In quello stesso anno si ebbe il maggiore contrasto fra Potenze Europee che fino allora avevano risolto sempre in forma pacifica le questioni coloniali. Le truppe francesi avevano occupato un piccolo centro sul Nilo, Fascioda, ma furono costrette a sgomberare da parte degli Inglesi, che ritenevano vitale per il loro Impero il controllo del fiume africano e del Mar Rosso.

La Sinistra Francese Repubblicana andata al potere nel 1880 fu particolarmente favorevole alla politica coloniale. Nell’Africa Occidentale il maggiore ostacolo era costituito dal Samori, capo dell’Impero Tokolor (fra Guinea e Mali) che minacciava i popoli vicini (Bambara e tribù dell’alto Niger) alcuni dei quali protetti dai Francesi, che successivamente nel loro processo di espansione subirono gli attacchi di Rabah che governava il Ciad. In tutto il Sahel (allora chiamato Sudan) le popolazioni islamiche si dimostrarono più ostili agli Europei, mentre le scarse ricchezze del territorio spinsero alcune forze politiche europee ad opporsi alla politica di espansione. Diversa la situazione del Madagascar, isola abitata da Indonesiani incrociati con gli Africani. Nell’Ottocento si alternarono Monarchi favorevoli e contrari alla presenza europea, alcuni dei quali filo francesi ed altri filo inglesi. I Britannici alla fine cedettero i loro diritti ai Francesi che si imposero contro la volontà della Regina.

L’occupazione dell’Africa del Sud-Ovest (Namibia), del Camerun, del Togo e del Tanganica (Tanzania) da parte dei Tedeschi, iniziata con un certo ritardo rispetto agli altri Paesi nel 1884, fu molto rapida e assolutamente tranquilla, realizzata attraverso la stipula di trattati con i numerosi piccoli capi locali. Successivamente nel primo dei Paesi, gli Herero, una popolazione di pastori in guerra contro un’altra popolazione vicina, accettarono la protezione tedesca, ma alcuni anni più tardi nel 1904 compirono un massacro di coloni, al quale il GovernoTedesco rispose con dure azioni militari nel corso delle quali venne sospinta l’intera popolazione nelle zone desertiche dove si ritiene abbiano trovato la morte alcune decine di migliaia di persone, uno degli episodi più cruenti del colonialismo. Tale episodio spinse un deputato tedesco cattolico di Centro a denunciare i maltrattamenti verso gli indigeni e ha successivamente spinto diversi autori a parlare di deportazione e genocidio, ma tale definizione dell’episodio appare piuttosto eccessiva.

Anche il giovane Regno d’Italia partecipò alla colonizzazione dell’Africa, affrontando un territorio con una situazione difficile. Il Corno d’Africa vedeva operare i mahdisti, i ras che si contendevano il feudale Regno d’Etiopia e il Regno d’Egitto soggetto in qualche modo a Inglesi e Turchi. I popoli eritrei in parte Cristiani e in parte mussulmani non contenti del dominio del Negus accettarono favorevolmente il Governo Italiano (un gran numero di Eritrei andò a formare le truppe degli Ascari), la Somalia venne acquistata dal Sultano di Zanzibar e da altri Sultani locali, mentre l’Italia si trovò in difficoltà con l’Etiopia, sostenne l’ascesa al potere del ras Menelik che avrebbe dovuto accettare il protettorato italiano ma successivamente lo respinse e le nostre truppe subirono una grave disfatta ad Adua. La politica coloniale divise gli schieramenti politici, la Sinistra di Crispi era molto favorevole, mentre la Destra di Sonnino era contraria perché troppo onerosa sul piano finanziario.

Nel Congo Belga e in quello Francese, dopo l’occupazione, come affermò lo stesso Brazza, gli Europei avevano compiuto requisizioni arbitrarie e creata una organizzazione di lavoro forzato a danno degli indigeni che crearono sconcerto nell’opinione pubblica. Leopoldo II a seguito di tale episodio dovette rinunciare al suo dominio personale e cedere su richiesta del Parlamento il vasto territorio al Governo di Bruxelles, mentre il governatore della zona francese fu costretto a dimettersi e venne aperta una commissione d’inchiesta sui fatti.

Nel 1898 la spartizione dell’Africa Sub-sahariana era praticamente conclusa, e nel 1905 anche l’Africa del Nord era governata almeno indirettamente dagli Europei. Negli anni successivi i protettorati, una volta insediatisi gli Europei e realizzate le infrastrutture di base, furono trasformati in colonie con alcuni territori (riserve) gestiti dai capi indigeni. L’introduzione di nuove tecnologie e la pacificazione del difficile continente ebbero risultati positivi. Gli Inglesi preferirono il sistema dell’«indirect rule», la gestione di territori da parte dei capi locali, mentre i Francesi preferivano il cosiddetto assimilazionismo. Comunque si creò a fianco del diritto coloniale, sostanzialmente identico a quello metropolitano, un diritto indigeno fondato sulle consuetudini. Progressivamente gli indigeni ottennero il rispetto dei diritti civili, si creò la distinzione fra tribali e quelli considerati evoluti, la cittadinanza dei Paesi Europei a cui appartenevano venne estesa a tutti, mentre sui diritti politici gli Africani trovarono diverse limitazioni.

(novembre 2015)

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