La destra, la sinistra e la questione sociale
Il problema sociale fu determinante per gran parte di Ottocento e Novecento

Non è facile stabilire quando sorse la questione sociale e su di essa le opinioni degli storici sono molto diverse. Per alcuni sorse con il capitalismo e la Rivoluzione Industriale, ma le statistiche storiche ci mostrano con chiarezza che nel Vecchio Continente come in America con il sorgere di essi si ebbe un miglioramento dei consumi alimentari e dell’istruzione popolare. In ogni caso la nascita dei grandi centri industriali alla fine dell’Ottocento favorì la concentrazione dei lavoratori e la loro organizzazione. La pubblicistica critica verso l’economia capitalista in genere insiste sulla comparazione fra il modo di vivere dei lavoratori dell’industria e dell’agricoltura nell’Ottocento e quello attuale per concludere sulla disumanità del nascente capitalismo, ma tale comparazione dal punto di vista storico è priva di senso, i giudizi storici si esprimono rispetto alle epoche passate non a quelle future, diversamente dovremmo considerare come negativa gran parte di tutta la storia umana. Sarebbe del resto difficile comprendere perché grandi masse di uomini abbandonavano le campagne e le loro case per lavorare in centri industriali se le retribuzioni fossero state poco interessanti.

La precarietà di vita e la malnutrizione furono una costante nella vita degli Europei per molti secoli. Per avere una prima idea delle condizioni di vita degli esseri umani, possiamo ricordare che fra Trecento e Seicento abbiamo avuto nell’Europa Occidentale una media di una carestia ogni dieci anni, una situazione leggermente migliore si ebbe nel corso del Settecento, nell’Ottocento si ebbe una sola carestia, quella del 1846, che interessò un territorio molto ristretto, l’Irlanda. In pochi decenni la maggioranza della popolazione nel mondo occidentale soggetta al nuovo sistema economico conobbe dei progressi superiori a quelli ottenuti nel corso di secoli.

In ogni caso la questione sociale e la cosiddetta mobilitazione delle masse ebbero conseguenze enormi in tutta la storia contemporanea fino a dare vita a quella che lo storico Ernest Nolte chiamò la guerra civile europea combattuta dopo la Rivoluzione d’Ottobre. L’estrema sinistra ebbe un grande richiamo sulle masse, sebbene come sappiamo nei paesi dove si si affermarono i partiti comunisti nel Novecento l’oppressione e la miseria accompagnate talvolta dalla carestia (Russia 1921 e 1933, Cina 1959) avrebbero dovuto condurre a diverse riflessioni. A un certo punto con Mussolini in Italia e Hitler in Germania l’estrema destra imparò anch’essa a utilizzare gli strumenti organizzativi, propagandistici e di altro tipo per la mobilitazione delle masse, che ricordiamo erano ancora caratterizzate da un livello culturale molto basso e quindi facilmente manipolabili.

Per alcuni la Destra fu la parte politica che sosteneva le classi superiori e si disinteressava delle condizioni di vita dei lavoratori, la Sinistra fu invece quella che sostenne i meno abbienti che se a volte si diedero a tumulti violenti erano giustificati dalla situazione di «sfruttamento» della controparte. Tale visione appare riduttiva. La Destra accolse e promosse le riforme a favore delle classi popolari quando erano giustificate, le respinse quando queste erano contrarie al diritto di proprietà o avrebbero prodotto danni gravi al sistema economico in generale. L’estrema sinistra (consideriamo gli stessi scritti di Karl Marx, Michail Bakunin e Lenin) antepose al benessere dei lavoratori la distruzione della borghesia e i suoi massimi esponenti furono (il secondo in forma occulta) sostenitori di sistemi politici dittatoriali da realizzarsi attraverso la violenza.

Diversamente da quello che si può ritenere, molte delle conquiste sociali più importanti vennero ottenute senza alcuna lotta, la legislazione sociale venne promulgata dal governo più conservatore europeo, quello di Bismarck negli anni Ottanta dell’Ottocento e in Italia dal governo di destra presieduto dal barone Di Rudinì nel 1898. Il diritto di voto venne esteso gradualmente a tutta la popolazione, la giornata lavorativa di otto ore concessa in Italia dal governo Nitti nel 1919. A fronte di ciò abbiamo alcune delle maggiori lotte sociali che colpiscono per la loro inconcludenza: la Settimana Rossa del 1914 con le sue estese violenze, scatenata per la punizione subita da un soldato che aveva sparato a un ufficiale e il cosiddetto Sciopero delle Lancette del 1920 durato un mese provocato dalla introduzione dell’ora legale. Le masse (ricordiamo in gran parte analfabete) nel corso di quegli anni si fecero trascinare con particolare facilità e coloro che intendevano non aderire alle agitazioni, i cosiddetti crumiri, pagarono a volte con la vita la loro scelta.

L’estrema sinistra si caratterizzò già all’inizio della nostra epoca per la sua violenza e la sua tendenza liberticida. Quattro anni dopo la Dichiarazione sui Diritti dell’Uomo si ebbe uno dei regimi più brutali degli ultimi secoli, il Regime del Terrore con i suoi 40.000 ghigliottinati, fra i quali semplici sospettati o commercianti ritenuti responsabili di infrazioni non particolarmente gravi. Nel ’48 sempre in Francia le organizzazioni estremiste di sinistra diedero l’assalto alla Camera dei Deputati recentemente eletta perché formata in maggioranza da liberali di destra. Nel 1871 si ebbe la Comune di Parigi caratterizzata anch’essa da un sistema di potere antidemocratico, prevaricazioni e violenze. Che qualcosa di negativo fosse presente all’interno della Sinistra venne constatato anche da un importante esponente della stessa, Giuseppe Mazzini che definì il comunismo una dottrina che «nega l’individuo, nega la libertà, chiude la via del progresso e impietra, per così dire, la società» ed espresse giudizi analoghi sulla Prima Internazionale e sugli insorti parigini del 1871.

Ovviamente non è sempre facile esprimere giudizi sullo scontro sociale. Una parte della letteratura vorrebbe che manifestazioni pacifiche venivano affrontate da reparti di forze dell’ordine che sparavano sui dimostranti, ma la realtà storica sembra diversa. La prima grande agitazione nel nostro paese tale da mettere in pericolo l’ordine pubblico fu quella dei Fasci Siciliani del 1892-1893. La situazione dei lavoratori dell’isola era particolarmente grave, per la miseria diffusa ma anche per la violenza diffusa e la mafia in particolare, che dissuadeva i proprietari terrieri ad apportare miglioramenti fondiari nelle zone interne dove le tecniche agricole erano estremamente arretrate. La causa scatenante o una delle cause, fu la guerra commerciale con la Francia. Si ebbero occupazioni di terre e scontri con le forze dell’ordine, quando i proprietari accettarono i cosiddetti Patti di Corleone che prevedevano dei miglioramenti economici per i contadini, iniziarono le lotte contro le tasse comunali con assalti agli uffici pubblici. Il governo che decretò lo stato d’assedio nell’isola per fermare le violenze era presieduto dall’esponente più a sinistra che l’Italia avesse avuto fino allora, Francesco Crispi, ex garibaldino, l’esponente principale di quella parte politica che criticava la cosiddetta sinistra trasformista più moderata.

Deputati e ministri della Destra, come Sidney Sonnino, Leopoldo Franchetti, Stefano Jacini, Pasquale Villari, Giustino Fortunato, si interessarono molto alla questione sociale, promossero studi e inchieste, in particolare sul Meridione e arrivarono a conclusioni di non poco conto. Denunciarono con forza la povertà dei contadini, le condizioni insalubri di molti quartieri di Napoli, i lavori pesanti e pericolosi a cui erano sottoposti i fanciulli delle zolfatare siciliane. Proposero contratti agricoli più favorevoli ai lavoratori sul tipo della mezzadria toscana, credito agrario, bonifiche, una più equa politica fiscale, associazioni di lavoratori per ottenere maggiori diritti. In pratica proponevano un sistema liberale con una maggiore equità che eliminasse la diffusa miseria secolare. Le questioni sociali si potevano risolvere con mezzi pacifici e la opposizione verso di essi era piuttosto limitata.

L’organizzazione del movimento sociale conobbe varie fasi, dapprima si ebbero le società di mutuo soccorso (per la malattia, gli infortuni, la disoccupazione) e le cooperative organizzate dai mazziniani. Successivamente prevalsero gli anarchici bakuniniani che tentarono alcune insurrezioni (1874 e 1877) immediatamente fallite. La constatazione della inutilità di tali azioni, portò nel 1892 alla nascita del Partito Socialista che avrebbe dovuto integrare le masse nello stato, attraverso la partecipazione alle elezioni, la stampa periodica e le agitazioni. La nascita di tale organizzazione viene generalmente considerata come un successo dei riformisti, dobbiamo comunque ricordare che il programma politico approvato prevedeva «l’espropriazione economica e politica della classe dominante» e che il fondatore Filippo Turati, come molti degli altri dirigenti, era marxista. Nello stesso decennio si ebbe una notevole serie di attentati anarchici in tutta Europa, Italia compresa (oltre a uno contro il presidente degli Stati Uniti), contro personalità di primo piano della politica che non contribuirono al miglioramento della situazione sociale e politica a livello internazionale.

Diversamente da quanto scritto da Karl Marx il capitalismo non portava al progressivo impoverimento di una parte sempre più grande della società, al contrario l’istruzione e il miglioramento delle condizioni di vita procedevano a un ritmo di gran lunga maggiore rispetto al passato e a ciò contribuirono in maniera particolare i capitalisti americani. Andrew Carnegie, uno dei massimi uomini dell’industria e della finanza americana, scrisse in The Gospel of the Wealth (1889) della necessità della circolazione del denaro e del reinvestimento in attività produttive dei grandi patrimoni, nel 1914 Henry Ford aumentò notevolmente i salari degli operai, seguito quindi dagli altri imprenditori, convinto che con tale politica sarebbero aumentati i consumi e conseguentemente i ricavi aziendali. Le masse per diversi decenni continuarono a seguire gli estremisti, ma progressivamente si resero conto della inutilità di tale politica.

(novembre 2019)

Tag: Luciano Atticciati, destra storica, sinistra storica, questione sociale, capitalismo, rivoluzione industriale, Giuseppe Mazzini, Francesco Crispi, legislazione sociale, giornata lavorativa di otto ore, settimana rossa, sciopero delle lancette, comune di Parigi, fasci siciliani.