Le cause sulla Prima Guerra Mondiale
Storici a confronto

Ancora oggi gli storici fanno ancora grande fatica a ricondurre a chi siano da imputare le responsabilità sull’origine della Prima Guerra Mondiale. Numerose e diverse sono le tesi sulle cause che portarono al conflitto che provocò oltre 10 milioni di morti.

Fino agli anni Novanta del Novecento la storiografia sulla Grande Guerra si è quasi sempre occupata sugli aspetti prettamente politici e militari. Sul finire degli anni Novanta il campo di ricerca si è però allargato anche alla storia sociale. Sono state studiate le condizioni sociologiche e umane dei soldati in relazione alla guerra attraverso lo studio delle lettere dei soldati al fronte, le memorie e anche le opere letterarie degli intellettuali che parteciparono al conflitto bellico. Un saggio esemplifico è La grande guerra degli Italiani 1915-1918 di Antonio Gibelli pubblicato nel 1998.

La dialettica sulle cause scatenanti del conflitto ha suscitato numerosi dibattiti. Gran parte degli storici negli anni Trenta e Quaranta si erano attenuti a quanto era stato stabilito nel trattato di pace di Versailles del 1919 il quale attribuiva la responsabilità unicamente alla Germania. Tale tesi venne in seguito sostenuta anche dopo la conclusione della Seconda Guerra Mondiale. Fritz Fisher, storico tedesco che nel 1961 pubblicò il saggio intitolato Assalto al potere mondiale. La Germania nella Grande Guerra nel 1914-1918, sosteneva che il colpevole per lo scoppio del conflitto fu la politica aggressiva di stampo imperialista dello Stato Maggiore dell’esercito del Reich. In contrapposizione all’analisi di Fisher, lo storico Gherard Ritter affermava che l’idea di un militarismo di tipo espansionistico e imperialistico era una caratteristica comune di tutti gli Stati Europei. Inoltre, lo stesso Ritter sosteneva che dopo l’attentato di Sarajevo, la Germania si fece mediatrice tra l’Austria-Ungheria e la Serbia con lo scopo di scongiurare un’escalation militare.

Gli storici marxisti erano unanimi nell’attribuire la genesi del conflitto a cause prettamente economiche dovute alla fortissima competizione economica tra la Francia e l’Inghilterra da una parte e la Germania dall’altra, quest’ultima aveva ormai superato nella produzione industriale le altre potenze europee. Il primo che teorizzò tale tesi fu Lenin che nel saggio L’imperialismo, fase suprema del capitalismo, pubblicato nel 1917, definiva il conflitto in corso come «una guerra di rapina e brigantaggio». Inoltre la storiografia marxista sosteneva che le cause erano anche di tipo politico, dato che le classi dirigenti capitaliste temevano l’eventualità di rivoluzioni di stampo socialista sul modello di quella sovietica. Le classi dominanti accettarono quindi un impiego in un conflitto bellico in cui avrebbero potuto reprimere facilmente le opposizioni.

Le teorie di stampo marxista furono in seguito respinte dallo storico inglese Alan J. Taylor. Egli sosteneva che nessuna Nazione aveva l’intenzione di generare un conflitto bellico su larga scala che avrebbe coinvolto tutti gli Stati Europei. Le varie tensioni internazionali latenti tra gli Stati raggiunsero l’apice dopo l’assassinio dell’erede al trono austriaco Francesco Ferdinando e della moglie a Sarajevo nel giugno del 1914. Sempre secondo Taylor i Governi degli Stati gestirono in maniera erronea la successiva crisi internazionale utilizzando le minacce di guerra a scopo di deterrenza che in passato avevano dato degli eccellenti risultati: «I colossali eserciti messi insieme per garantire la sicurezza e difendere la pace trascinarono alla guerra le Nazioni con la forza dello stesso peso», la tattica dell’intimidazione reciproca finì per rendere vincolati gli uomini di Stato nelle loro stesse strategie.

Un altro storico anglosassone, Hew Strachan, nel saggio intitolato The first World War. To arms, avvalorava la teoria di Taylor. Secondo Strachan le cause della genesi del conflitto erano da imputare totalmente alla superficialità dei vari uomini di Stato nel non cercare di non arrivare a un confronto armato dopo l’attentato di giugno.

Di parere opposto lo storico Christoper Clark: in un suo saggio sulle origini della guerra intitolato I sonnambuli. Come arrivò l’Europa alla Grande Guerra, pubblicato nel 2011, sosteneva che il conflitto bellico non fu generato da un lungo e lento deterioramento dei rapporti internazionali tra le potenze europee protratti nel corso del tempo, ma da «traumi di breve termine, che scossero il sistema internazionale», in cui l’elemento della contingenza fu un fattore determinante.

Emilio Gentile nell’analizzare le cause che portarono alla guerra, afferma che la Prima Guerra Mondiale, come tutte le guerre ebbe origine dalle scelte dei Governi fatte in base alle diverse «circostanze» e «condizioni» che altro non sono che la collocazione geografica, il comportamento delle masse popolari, la situazione economica interna e internazionale.

Gentile terminava la sua riflessione sostenendo che per il caso specifico della Prima Guerra Mondiale le cause erano una somma di concatenazione di eventi, che comprendevano le scelte personali dei singoli governanti, l’influenza delle masse popolari e in ultima aggiunta «il caso o l’evento fortuito» dell’attentato di Sarajevo che fu determinante per l’avvio del conflitto.

Lo storico francese Jean-Jacques Becker non concordava con le teorie che sostenevano il ruolo determinante che ebbe la «contingenza» dell’attentato del 28 giugno del 1914, poiché secondo Becker un evento che causò più di 10 milioni di morti non poteva essere solamente frutto del caso.


Bibliografia

Alan J. P. Taylor, L’Europa delle grandi potenze: da Metternich a Lenin, Laterza, 1961, Bari

Antonio Gibelli, La grande guerra degli Italiani 1915-1918, Rizzoli, Milano,

Christopher Clark, The Sleepwalkers: How Europe Went to War in 1914, Paperback, 2012, London

Emilio Gentile, Due colpi di pistola, dieci milioni di morti, la fine di un mondo. Storia illustrata della grande guerra. Edizione illustrata, Laterza, Bari, 2016

Hew Strachan, La Prima Guerra Mondiale: una storia illustrata, Milano, Oscar Mondadori, 2009

Lenin, L’imperialismo, fase suprema del capitalismo, edizioni Lotta comunista, Sesto San Giovanni, 2002

Martin Gilbert, La grande storia della Prima Guerra Mondiale, Mondadori, Milano, 2017

Peter Hart, La grande storia della Prima Guerra Mondiale, Newton Compton, 2014, Roma.

(settembre 2019)

Tag: Lorenzo Bravi, Prima Guerra Mondiale, trattato di Versailles, Antonio Gibelli, Fritz Fisher, Gherard Ritter, attentato di Sarajevo, cause della Prima Guerra Mondiale, storici marxisti, Lenin, imperialismo, Alan J. Taylor, Hew Strachan, Christoper Clark, Emilio Gentile, storiografia sulla Prima Guerra Mondiale, Jean-Jacques Becker, Grande Guerra.